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Do ut do: La morale dei singoli negli scavi di Pompei

Tristana Chinni

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Do ut do- La morale dei singoli, progetto artistico virtuoso promosso dall’Associazione Amici della Fondazione Hospice MTChiantore Seràgnoli con la finalità di sostenere attraverso raccolte fondi l’omonimo ente no-profit di Bologna, dopo aver fatto tappa quest’anno in varie sedi in occasione di  Arte Fiera , si trasferisce a Pompei. Una biennale avviata nel 2012 che rinnova il suo impegno etico del dare per dare e si prefigge obiettivi condivisi che puntando sulla generosità e responsabilità del singolo inneschino un effetto domino a livello sociale.  Alessandro Mendini, architetto, designer, artista, scomparso a febbraio, è il mentore di questa quarta edizione insieme allo storico dell’arte e direttore della Peggy Guggenheim di Venezia  Philip Rylands. Mendini ideatore del tema di quest’anno, in occasione di una conferenza stampa tenutasi a maggio del 2017 negli spazi del Mambo di Bologna, affermava “Do ut do- scioglilingua creato da Alessandro Bergonzoni che si contrappone al “do ut des”-  è  un movimento morale e raggruppa opere che non hanno logica di stare insieme da un punto di vista estetico” se non l’obiettivo comune di raccogliere fondi per aiutare i malati terminali e le loro famiglie in una unione che coniuga etica ed estetica. Un progetto charity che vede un coinvolgimento di partenariato anche con aziende di ceramica, complementi d’arredo, ditte di neon e stampa digitale che hanno fornito materiali ad alcuni artisti in mostra per realizzare le loro opere. L’esposizione a Pompei inaugurata il 14 giugno nelle sale del portico Nord del parco archeologico della palestra grande adiacente all’arena, è stata fortemente voluta dal direttore generale Massimo Osanna che così commenta la scelta del luogo “Pompei rappresenta l’esempio estremo della fragilità di noi esseri umani e dell’assoluta impossibilità di avere il controllo sulla natura e sul divino”. La progettazione tecnica è  stata affidata all’architetto Mario Cuccinella che ha studiato un allestimento dove il bianco si mescola al rosso pompeiano sviluppando un percorso elegante e di grande impatto. Il Direttore del Museo MADRE di Napoli Andrea Villani è stato doppiamente coinvolto sia per quanto concerne la curatela della mostra che quella del catalogo la cui uscita è  prevista in autunno.

Il percorso espositivo composto da un corpus di 36 opere variegate che vanno dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’installazione, si apre con l’opera al neon Think di Maurizio Nannucci, un multiplo che indaga i  codici culturali e sociali e le loro possibili trasformazioni. Si prosegue con Muri, composizione di 15 scatti facenti parte di una ricerca trentennale condotta tra la fine degli anni ’40 ed il ’70  dal fotografo Nino Migliori che ha eletto come oggetto di indagine i muri appunto, lavagne metropolitane dove l’uomo libera inconscio e sentimento; sono immagini che immortalano contenuti, grafie, colori e gesti che si completano nella loro potenza  e si sedimentano nelle varie stratificazioni (a volte con sorprendenti esiti informali) a ribadire un senso di appartenenza territoriale. 

  • Nino Migliori, Il Muro, 1950. Courtesy Do ut do.

 Si passa poi a Finestra veneziana di Joe Tilson – vera e propria istituzione dell’arte britannica – dove il colore si impone in una partitura frammentata in cui  spicca un forte geometrismo mescolato ad un’ accentuata carica cromatica in cui emergono tracce e segni di civiltá indigene. 

  • Joe Tilson, Finestra veneziana San Zan, 2016. Courtesy Do ut do.

Dado con Altalena – installazione ideata per la mostra Alianto <3ed esposta a Palazzo Vizzani Sanguinetti in occasione di Alchemilla – immortala in un fermo immagine il seggiolino nella sua fase di spinta verso l’alto sospeso tra l’infinito. In mostra anche Should be higher di Fabrizio Cotognini, un’opera costituita da carte d’artista e teste in marmo (posta su una base che riproduce alla perfezione quella originale del Teatro Anatomico di Bologna dove era stata esposta quest’inverno), che partendo dalla Storia la riattualizza in una decostruzione colta e raffinata. 

  • Fabrizio Cotognini, Should be higher, 2019. Courtesy Do ut do.

Mimmo Jodice espone Real Albergo dei Poveri, scatti che documentano con poesia e realismo quell’Istituto progettato da Ferdinando Fuga e voluto nel’700 da re Carlo Borbone per destinarlo a riformatorio e carcere.  

  • Mimmo Jodice, Real albergo dei poveri, 1996. Courtesy Do ut do.

Maghi e quadrupedi, composizione scultorea di Cuoghi Corsello in pietra leccese costituita da personaggi oblunghi simili a montagne da cui affiorano volti affiancati da esseri buffi e surreali somiglianti a panche provviste di grugni (nati come fumetti negli anni ’90), presenziano tra colonne sbeccate, entità beffarde e protettrici. Simone Pellegrini espone Devasti, grande monotipo su carta da spolvero, sindone su cui affiorano cosmogonie antropomorfe, universi fitomorfi ed organici in una grammatica della visione in cui si accomoda l’indicibile. 

  • Cuoghi Corsello, Maghi e quadrupedi, Simone Pellegrini, Devasti, La Morale dei Singoli 2019. Courtesy Do ut Do.

Sissi interviene con l’installazione Ritratto di un corpo sfumato dove l’artista prosegue il lavoro sul corpo, questa volta assente e sostituito dall’indumento che sta a rivelare un “già stato”: un corpo evaporato dove solo l’esteriorità è rimasta appesa e visibile (interessante anche il gioco linguistico del titolo dove si cita la tecnica pittorica omonima in riferimento all’opera rimarcando lo sfocamento del soggetto con focus su ciò che invece avvolge il corpo  in una ripresa del  discorso sulla semiotica dell’indumento caro all’artista). C’è poi Welcome, una delle 7 mani che simula l’iniziale della lettera che va a comporre la parola omonima, installazione di Patrick Tuttofuoco  esposta durante la mostra L’albero della cuccagna-Nutrimenti dell’arte del 2015 negli spazi dell’Hangar Bicocca: sagome verdi fungono da segnaletica per condurre il visitatore in un territorio di scambio culturale e di informazione. 

Alesandro Mendini, a cui questa edizione è dedicata, è presente a fine percorso con la  scultura Lassù, miniatura di due sedie progettate per essere esposte una al Museo della Vitra, e l’altra per essere bruciata nel corso di una performance in forma privata davanti alla sede della rivista Casabella. In una Pompei che diventa scenario di narrazioni multiple dove l’antico convive col contemporaneo, in cui ciò che è affiorato dalla passata catastrofe entra in dialogo con fortunate epifanie creative, La morale dei singolisi rivela  una rinnovata scommessa doppiamente vinta, perché gli artisti si muovono a favore di una nobile causa, in un’ottica di unione di forze, qualità preziosa e non scontata in una società individualista e spesso autoreferenziale come quella contemporanea.

Do ut Do – La morale dei singoli

Pompei | Scavi di Pompei, Palestra Grande

Fino al 1° dicembre 2019

Artisti  presenti in mostra: Meris Angioletti, Elisabetta Benassi, Eduardo Cardozo, Loris Cecchini, Fabrizio Cotognini, Cuoghi Corsello, Dado, Alberto Di Fabio, Roberto Fassone, Flavio Favelli, Giovanni Gastel, Mimmo Jodice, Julia Krahn, Andrew Leslie, Alessandro Mendini, Fulvia Mendini, Marzia Migliora, Nino Migliori, Maurizio Nannucci, Moataz Nasr, Katja Noppes, Giovanni Ozzola, Simone Pellegrini, Gianni Pettena, Thomas Ruff, Pietro Ruffo, Sissi, Alessandra Spranzi, Alberto Tadiello, Joe Tilson, Patrick Tuttofuoco, Carlo Valsecchi, Nanda Vigo.

Curatore: Andrea Viliani, Direttore MADRE – Museo d’Arte Contemporanea DonnareginaOrganizzazione: Amici dell’Associazione Hospice Seràgnoli- Presidente:  Alessandra D’Innocenzo Fini Zarri
Allestimenti:Mario Cucinella Architects 

L’accesso alla mostra è incluso nella tariffa di ingresso agli scavi.

Info: http://pompeiisites.org/info-per-la-visita/orari-e-tariffe/

Tags: Do ut Do - La morale dei singoli Palestra Grande Pompei | Scavi di Pompei

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