Fireworks di Rebecca Moccia, ovvero l’arte che esplode!

In queste settimane estive, un salto nella regione Veneto valeva la pena, non solo per la Biennale d’Arte di Venezia, ma per una breve sosta nella vicina Mestre dove, fino allo scorso 27 luglio era visitabile Fireworks, la personale di Rebecca Moccia a cura di Christian Caliandro impaginata negli spazi della Galleria Massimodeluca. Venendo subito al cuore dell’esposizione vi possiamo raccontare che certamente non si presentava in termini tradizionali, ovvero non solo opere ma anche testi, comunicazioni e azioni, sicché a catturare lo sguardo, non è stato soltanto l’oggetto o la sua forma, quanto invece una sorta di processo narrativo che per molti aspetti metteva in primo piano l’esperienza anziché il mero esercizio dell’osservare passivo.
Ci spieghiamo meglio, anzi lo facciamo attraverso le stesse parole del curatore e del suo testo Il Disegno del Fuoco, dal quale abbiamo estrapolato alcune parole chiave, che restituiscono nell’immediato l’idea di “dispositivo” sottesa all’opera della Moccia. Fragilità, precarietà, imprevisto, leggibilità, e ancora incontri sottesi, umano, fallimenti e clandestinità sono solo alcune delle parole che fanno da rimbalzo al concetto di fuoco d’artificio che, come la stessa artista ha affermato, si associa a se stessa e alla sua opera in quanto “esplosiva, effimera e disperata”. Così come il Fireworks si associa a “un lampo incantevole e luccicante [che] si consuma e rimane negli occhi”, e a uno “spettacolo antico, carico di mitologia che, anche se in modo anacronistico, tutt’ora ci stupisce e suggestiona.” Ma tornando a Caliandro, già le primissime frasi a inizio testo come: “Il disegno del fuoco d’artificio simboleggia la portatilità, la precarietà, l’intangibilità proprie della poesia”, tracciano il senso dell’agire della Moccia. Un senso che presto è chiarito in altrettante affermazioni come: “È un’opera immobile effimera e incantata – possiede questa qualità d’immediatezza e spontaneità” riferendosi chiaramente al concetto di Fireworks. In pratica esso, formalmente e idealmente, visualizza il dipanarsi nello spazio di una ricerca aperta e in continua evoluzione dove, l’imprevedibilità di un fatto, di un incontro (così come accade nella vita) possono variare l’opera. Di conseguenza ciò che si poteva osservare erano lavori prettamente in bilico, oscillanti fra l’idea di forma e la sua rappresentazione che si mostravano al pubblico attraverso carte, una sopra l’altra, attraversate da larghi segni neri, cui l’occhio tendeva a riconoscere le tracce di forme appartenenti al mondo della natura. Un naturale – volendo fare un’associazione – concreto nella fiamma del cero posizionato al centro dello spazio e destinato a consumarsi o a sparire per restare solamente nella forma liquida dell’immagine video, a sua volta documentativa del fuoriuscire stesso di questo progetto.
Infatti, fra gli happening che hanno fanno parte di Fireworks, per esempio, vi è stato il regalare su mezzi di trasporto pubblici 500 edizioni di un disegno d’artista firmato e numerato. Chi ha ricevuto il disegno ha potuto decidere di registrarsi online, attraverso il sito www.firestory.it progettato in collaborazione con Officine Tesla, fornendo la propria posizione confluita in una mappatura che ha permesso di seguire le traiettorie, gli spostamenti e quindi la storia e le vicende di questi disegni. Queste tracce d’artista, in conclusione, è come se avessero generato una sorta di poetica costellazione dove, le stelle guida altro non erano che le stesse azioni e le stesse scelte delle persone. Per chi aveva voglia di pensare alla propria condizione contemporanea la mostra di Rebecca Moccia offriva questa opportunità.
Fireworks – Rebecca Moccia
Mostra conclusa il 27 luglio 2019
Galleria Massimodeluca – via pascoli 9c – 30171 Mestre – Venezia