Skip to content
Rivista Segno

Rivista Segno

Attualità Internazionali d'Arte Contemporanea

Primary Menu
  • Segno
    • Nell’ultimo numero
    • Redazione
  • Abbonamenti
    • Abbonamento regalo rivista Segno
  • Pubblicità
    • Specifiche pubblicità
    • Formati
    • Banner
  • Contatti
  • Segno TV
  • Segno digitale
  • Archivio eventi
  • Home
  • Recensioni
  • L’estate del Pecci – Dialogo con la direttrice Cristiana Perrella
  • Interviste
  • Recensioni

L’estate del Pecci – Dialogo con la direttrice Cristiana Perrella

Maria Letizia Paiato

Condividi:

  • Stampa
  • E-mail
  • Facebook
  • Twitter

Houston, pronti al decollo. Cambiamenti e prospettive a 30 anni dall’apertura del Centro Pecci.

Nominata lo scorso gennaio e scelta fra una rosa di nove candidati, Cristiana Perrella, classe 1965, come sappiamo guiderà per i prossimi tre anni il Centro Pecci di Prato. Nello scorrere le tappe della sua carriera curatoriale, ricca e trasversale (per dieci anni è stata responsabile del Contemporary Arts Programme presso la British School di Roma, ha collaborato con il Museo Riso di Palermo, è stata curatrice della Fondazione Golinelli di Bologna, oltre che ideatrice di numerosi progetti, come quelli della Fondazione Prada di Milano e del MAXXI di Roma), si può immaginare quale sarà il taglio programmatico che la Perrella intende dare al Pecci che, tuttavia, è lei stessa a raccontarci in questa intervista cosa accadrà dal prossimo autunno con la nuova stagione espositiva.

Maria Letizia Paiato Credo si possa dire che il Pecci è un po’ la tua casa. All’inizio degli anni Novanta, infatti, frequentasti proprio qui uno dei primi corsi di formazione in Italia dedicati ai giovani curatori. Che effetto fa ritornarci da Direttrice?

Cristiana Perrella Prato è cambiata moltissimo da quando vi ho frequentato la scuola curatori e così il Centro Pecci. Quella che era una città ricca ma forse anche un po’ seduta e chiusa sulla sua prosperità è diventata – passando attraverso una grande crisi economica e sociale – una città laboratorio, aperta all’innovazione, al cambiamento. Una città con molte energie e molte tensioni, con una gran voglia di trovare idee e modelli di sviluppo sperimentali per incanalare al meglio le prime e superare le seconde. Basti pensare al nuovo piano operativo che ne cambierà l’assetto urbanistico. Il museo è parte integrante di questo processo di trasformazione e vive in pieno le potenzialità e le difficoltà di una situazione così sfidante. Rispetto al Pecci che avevo conosciuto, quello di oggi non solo è molto più grande, per spazi e collezione, ma soprattutto è un luogo che riflette molto di più le contraddizioni e gli stimoli del presente. Un luogo decisamente interessante dove lavorare.

MLP Negli anni al Pecci si sono avvicendate direzioni con visioni anche molto diverse fra loro. A volte si sono viste situazioni importanti, in altre occasioni le proposte sono state meno convincenti, facendo sì che il Museo vivesse stagioni altalenanti. Secondo te quali sono i problemi in cui incorre un Museo come il Pecci? Manca forse nel nostro Paese una concreta cultura del contemporaneo intorno alla quale agire? In tale caso, come costruirla o ricostruirla? Di conseguenza, di cosa ha bisogno il Pecci per essere un reale volano del contemporaneo in Italia? bastano 3 anni per costruire qualcosa di duraturo e riconoscibile?

CP Il Pecci ha riflesso, naturalmente, le vicende di Prato, il passaggio da un’economia prospera e un’identità basate fortemente su un’industria tessile fatta da aziende familiari, di cui il museo era fiore all’occhiello, alla situazione attuale molto più complessa, connessa a dinamiche socio-economiche globali, meno legata alle grandi famiglie e più alle scelte politiche, all’intervento pubblico. Una trasformazione che ha visto cambiare premesse e obiettivi sui quali il museo era nato. Con il rischio di tardare a capire che la cultura non è un abbellimento ma che ha una funzione sociale. Questo spiega in parte le stagioni altalenanti, i vuoti, momenti in cui non si è ritenuto di investire su un museo d’alto profilo. Un’altra spiegazione viene da una dinamica tipicamente italiana, che è la difficoltà a progettare la cultura su tempi lunghi, e con le risorse adeguate. Un museo dovrebbe avere almeno un terzo del suo budget destinato alla programmazione e alla produzione culturale, e questo non avviene quasi mai, e dovrebbe poter contare su fondi certi per un arco di tempo ben superiore all’anno, altra cosa che non succede. La scelta di chi guida un’istituzione è importante ma non è tanto la durata dell’incarico di un direttore ( 3 anni, 6 anni) a fare la differenza. La differenza la fa il respiro della politica culturale che sostiene il museo, che deve essere ampio, profondo e capace di assicurare tenuta, stabilità, qualità costante anche con l’avvicendarsi delle persone.

MLPCome intendi relazionarti col territorio, con la città di Prato, le sue gallerie ma anche il suo tessuto economico-industriale? È importante e ha senso farlo?

CP Certo che è importante, un museo deve esprimere il territorio in cui si trova, deve essere al centro di una rete ricchissima di contatti, con le altre istituzioni culturali, con l’università, con l’associazionismo, con le imprese. E il tessuto economico e produttivo deve sostenere il museo, perché significa che ne riconosce la funzione, la necessità e anche l’utilità per sé, come volano di progresso culturale, sociale e anche economico.

MLP «[…] Un museo non può essere statico, deve essere sempre in movimento e andare verso gli artisti: bisogna che individui che cosa è la creazione oggi, quali sono le cose comuni all’interno di una generazione, qual è la caratteristica della creatività in ogni momento e giungere a formulare una teoria […]» (Lucia Spadano, intervista ad Amnon Barzel, in «Segno» n.76, giugno 1988). Ogni volta che si parla del Pecci mi viene spontaneo pensare a queste parole di Barzel che dopo trent’anni mi sembrano scritte ieri. Cosa ne pensi? E credi il Museo debba trovare una connessione con le nuove generazioni di artisti?

CP Amnon Barzel è stato un grande direttore per il Pecci, con intuizioni ancora oggi valide, basti pensare alla scuola per giovani curatori che ho frequentato, da lui voluta – la prima in Italia e tra le primissime in Europa – in un momento in cui il ruolo del curatore era ai primi passi. La connessione con le nuove generazioni, non solo di artisti ma di curatori, teorici, musicisti, coreografi, scrittori, è qualcosa che un museo non deve mai perdere, è ciò che assicura di essere sempre sintonizzati con le forze sismiche che cambiano il mondo, che un museo deve captare tempestivamente,  decifrare e ri-trasmettere.  Il Pecci da questo punto di vista ha anche la fortuna di poter contare su uno staff molto giovane, e molto preparato.

MLP In questo momento è ancora in corso la mostra di Mark Wallinger, dopo cosa ci attende? Puoi darci qualche anticipazione sul tuo programma?

CP A giugno il museo festeggerà il suo trentennale, un momento importante per ripensare alla storia e all’identità del Centro Pecci. Abbiamo pensato di affrontarlo attraverso un’analisi anche critica del suo percorso, che racconti in più tappe cosa il museo è stato e cosa avrebbe potuto essere.  Nel fine settimana tra il 22 e il 24  giugno (che coincide con la data in cui il museo inaugurò nel 1988, con la mostra Europe Now) abbiamo organizzato una serie di eventi sia dentro che fuori i confini del Pecci, a significare la necessità di allargare il raggio d’azione a un territorio che include le periferie ma anche Firenze, segnando una pertinenza vasta, che coincide con la realtà di un’unica area metropolitana, come quella che oggi unisce Prato a Pistoia e a Firenze, appunto. Il 22 inizieremo con la performance di Rainer Ganahl al Macrolottozero, la Chinatown pratese, realizzata in collaborazione con il Comune e con una serie di realtà locali del settore creativo, sociale e produttivo. Il 24 ci sarà l’installazione di un nuovo lavoro di Loris Cecchini sulla facciata di un edificio del centro storico di Firenze, che prelude a quella di un’altra sua opera, acquisita dal Comune a Prato a settembre. In mezzo, sabato 23, avremo una giornata di incontri al Pecci, una sorta di maratona in cui si passeranno il microfono fino a tarda sera artisti, critici, scrittori che racconteranno il loro punto di vista sulla storia del museo. La giornata del 23 culminerà con un concerto e un dj-set che segnano la riapertura dell’anfiteatro del Pecci, sede in passato di un intenso e importante programma musicale, che faremo ripartire con il Pecci Summer Live, un programma che porterà a Prato musicisti del calibro di Mulatu Astatke, dei Calexico, di Paolo Angeli e Iosonouncane.  Tutto questo come preludio alla mostra che a fine settembre raccoglierà il nostro lavoro di ricerca sugli archivi del Pecci, fatto con metodologia innovativa di analisi di flussi di dati in collaborazione con il Dipartimento di Statistica  del PIN, il polo universitario di Prato e la grafica Sarah De Bondt.  A una timeline sui trent’anni del museo saranno accostate immagini generate dall’analisi dei dati e opere dalla collezione, con un focus su un nucleo particolarmente significativo di lavori, quello che ci viene dal comodato della Collezione Grassi. Un modo speriamo coinvolgente e diverso di riportare l’attenzione sul DNA del museo, di richiamare alla memoria quello che il Pecci ha rappresentato in questi trent’anni per la scena contemporanea italiana, pronti a partire per le sfide offerte dal prossimo futuro.

Houston, pronti al decollo. Cambiamenti e prospettive a 30 anni dall’apertura del Centro Pecci.
Houston, pronti al decollo. Cambiamenti e prospettive a 30 anni dall’apertura del Centro Pecci.
WATERBONES (CLIMBING) di Loris Cecchini
WATERBONES (CLIMBING) di Loris Cecchini
Godblesscomputers + Numa Crew | Pecci 30th anniversary
Godblesscomputers + Numa Crew | Pecci 30th anniversary
Rainer Ganahl | Please, teach me Chinese - Please, teach me Italian
Rainer Ganahl | Please, teach me Chinese – Please, teach me Italian
Tags: Centro Pecci Prato Cristiana Perrella

Continue Reading

Previous: “Art Monsters – Articolo 3”
Next: Fourteen Artellaro 2018

Potrebbe interessarti anche

MAXXI L'Aquila Apre il MAXXI L’Aquila
  • Interviste
  • Rivista

Apre il MAXXI L’Aquila

Maila Buglioni
Matteo Fato nella cisterna di Palazzo Maccafani a Pereto Triplo Monitor con Matteo Fato
  • Recensioni

Triplo Monitor con Matteo Fato

Roberto Sala
Omar-Galliani-Respiro-2008-matita-nera-e-grafite-su-tavola-cm.-400x400 L’irriducibilità del disegno: Omar Galliani al CIAC di Foligno
  • Personali
  • Recensioni

L’irriducibilità del disegno: Omar Galliani al CIAC di Foligno

Davide Silvioli
Gabriel Sierra,  Subito dopo l’oggetto più distante  Galleria Franco Noero (TO) Subito dopo l’oggetto più distante – Gabriel Sierra
  • Personali
  • Recensioni

Subito dopo l’oggetto più distante – Gabriel Sierra

Cecilia Paccagnella
Schermata-2019-09-23-alle-13.01.13 MURI I – Federico De Leonardis
  • Personali
  • Recensioni

MURI I – Federico De Leonardis

Viana Conti
Robert Indiana, One Through Zero (1980-2002). Waddington Custot, Frieze Sculpture 2019 
ph. Amalia Di Lanno Uno spazio aperto e democratico: Frieze Sculpture 2019
  • Mostre Internazionali
  • Recensioni

Uno spazio aperto e democratico: Frieze Sculpture 2019

Amalia Di Lanno

È online il nuovo sito

Compra l’ultimo numero

Segno 279

Segno 279 - Dicembre/Gennaio 2021

segnonline

Segnonline
Da oggi trovi la rivista anche nella #libreriamodo Da oggi trovi la rivista anche nella #libreriamodoinfoshop di Bologna
Alla mostra "Il tempo regola l'atto. Atto II Bened Alla mostra "Il tempo regola l'atto. Atto II Benedikt Hipp e Claudio Verna" visibile presso @monitorgallery fino al 29 gennaio @smileoftenlovemuch @benedikthipp
Alla mostra "In and against The War on Terra" di @ Alla mostra "In and against The War on Terra" di @oliver.ressler presso @thegalleryapart appena inaugurata e visibile fino al 12 marzo 2021.
Alla mostra "Come l'acqua che scorre" di @silviast Alla mostra "Come l'acqua che scorre" di @silviastucky presso @mesiaspace visibile fino al 30 gennaio dalle h12 alle h20
Da oggi il n.279 di Rivista Segno potete trovarlo Da oggi il n.279 di Rivista Segno potete trovarlo anche a Roma presso la Libreria IL MATTONE 👇👇👇👇👇 in cui potete leggere testi sullo stato dell'arte attuale scritti da critici d'arte nonché nostri storici collaboratori come Achille Bonito Oliva, Pietro Marino, Giacinto Di Pietrantonio, Paolo Balmas, Antonello Tolve, Valerio Dehò, Dario Orphée La Mendola. Inoltre, i nostri giovani collaboratori hanno redatto pagine sulle mostre più interessanti del 2020 e molto altro ancora come una nuova sezione dedicata all'architettura...
200 20x20 di 20 artisti #zamagniarte #segnocè 200 20x20 di 20 artisti #zamagniarte #segnocè
@bruttodavvero via Sant’Ottavio incrocio via Ver @bruttodavvero via Sant’Ottavio incrocio via Verdi, Torino
#segnocè #bruttodavvero #artweek #torino
#SEGNOEXTRA Inaugurazione della mostra "Soprattutt #SEGNOEXTRA Inaugurazione della mostra "Soprattutto" di Leandro Elrich a @stregisrome sede romana di @galleriacontinua #segnocè
#SEGNOEXTRA Inaugurazione della mostra "Mare di Le #SEGNOEXTRA Inaugurazione della mostra "Mare di Levante" di Nicola Maria Martino a cura di @antolve alla Fondazione Filippo e Bianca Menna
Carica altro… Segui su Instagram

Articoli Recenti: Segnonline

Fuori dai musei, nuovi amici miei

Fuori dai musei, nuovi amici miei

L’ospite | Luca Caccioni – Luigi Carboni – Giuseppe Stampone

L’ospite | Luca Caccioni – Luigi Carboni – Giuseppe Stampone

Andrea Fontanari | Knock before entering

Andrea Fontanari | Knock before entering

La fotografia fake (quarta parte) – Ovvero la fondazione definitiva della fluff-art o della (phos)-fluff-art

La fotografia fake (quarta parte) – Ovvero la fondazione definitiva della fluff-art o della (phos)-fluff-art

Antonello Viola: “Anche Bach mi ha salvato”

Antonello Viola: “Anche Bach mi ha salvato”

Cerca

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
© Rivista Segno. Tutti i diritti riservati - c.f. 91044050689 - p.i. 01464240686 - amministrazione@pec.rivistasegno.eu | Magnitude by AF themes.
loading Annulla
L'articolo non è stato pubblicato, controlla gli indirizzi e-mail!
Verifica dell'e-mail non riuscita. Riprova.
Ci dispiace, il tuo blog non consente di condividere articoli tramite e-mail.