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New Media Art fra globalizzazione e gentrificazione – Temp Studio a Lisbona

Martina Lolli

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Sara_Persico

Cosa succede quando trenta artisti da tutto il mondo si incontrano in un hub alle porte di Lisbona per condividere progetti e teorie sulla New Media Art?

Temp Studio è nata tre anni fa dalla volontà di un team di artisti che lavorano con le nuove tecnologie applicate all’arte. L’idea è di creare uno spazio a completa disposizione dei residenti che per una settimana affinano e realizzano i loro progetti supportati dal team specializzato di Temp Studio. È un luogo ad alta densità tecnologica che ha come primo scopo quello di favorire lo scambio e il networking fra gli artisti che vi transitano e presentare la loro ricerca durante l’open day che si tiene a fine residenza.
Le residenze, che cadono due volte l’anno, in occasione della terza edizione, sono state trasferite dal centro di Lisbona fino a Marvila, un quartiere fuori dalle rotte turistiche della capitale, ex zona portuaria e industriale che sta riconvertendo i suoi numerosi spazi abbandonati in creative hub e atelier.

Per l’edizione tenutasi dal 15 al 21 novembre gli artisti di Temp Studio si sono raccolti nello spazio Todos, un co-working popolato da professionisti e creativi di vari settori. Quest’anno la scelta della direzione artistica di Temp Studio si è aperta ad artisti che utilizzano i new media non solo come mezzo, ma anche come argomento della loro ricerca attraverso tematiche e visioni del mondo che vengono sviluppate e realizzate con i più svariati mezzi: Realtà Virtuale, Realtà Aumentata e codificazione di sofisticati programmi a supporto di installazioni interattive, ma anche performer, musicisti e curatori che hanno donato il loro personale punto di vista con e sulle tecnologie di oggi.

La piccola comunità di Temp Studio il 21 novembre ha accolto un’audience numerosa con un’esposizione collettiva animata da un ricco palinsesto di performance all’interno dello spazio Todos di Marvila. Todos è stato l’approdo di appassionati d’arte e studenti dell’accademia che, alla maniera di un open studio, hanno potuto interagire con gli artisti e i progetti esposti. Il filo rosso delle opere in mostra era la riflessione su come i nuovi mass media (internet, i social network ma anche la comunicazione e il giornalismo globalizzati e i dispositivi che tracciano le nostre attività) siano in grado di monitorare silentemente le nostre vite cambiando in modo sottile gli scambi umani e la nostra visione del mondo.

Allora, com’è possibile riappropriarci di una parte di vita che ci è stata sottratta a nostra insaputa, svelando come le nostre tracce digitali vadano a nutrire l’infosfera e l’economia globale? Non si tratta solo di voyeurismo cibernetico ma di rendere visibili questi cambiamenti sociali e personali per una presa di coscienza che possa condurre a un corretto uso delle tecnologie, ma anche a ritrovare l’etica della privacy (Susana Sanches) o restituire un ritratto digitale che possa dare un senso al circolo infinito delle informazioni (Catarina Sampaio, Sahar).

Utilizzare i new media per immergersi in mondi distopici in 3D scaturiti dall’utilizzo sconsiderato delle tecnologie (Ryan Cherewaty & Error-43), ma anche per interagire con esse svelando il network sotteso alle nostre vite (Justyna Orłowska, Sol Ey), renderlo tangibile con il suono e il colore (stupelab), utilizzarne le informazioni veicolate per nutrire un essere vivente (Joan Sandoval & Rudolfo Quintas) o per sprigionare, grazie all’interazione uomo-tecnologia, il suo potenziale poetico e spirituale (Sara Persico, Juan Pedro Vallejo, Carlotta Premazzi). Fra le opere in mostra anche un progetto curatoriale che raccoglie i partecipanti di Temp Studio con esposizioni virtuali (www.virtualcuration.ml).

Se il primo passo verso la gentrificazione di un quartiere comincia dagli artisti che colonizzano spazi abbandonati in luoghi potenziali come Marvila, com’è possibile tutto ciò senza il supporto della tecnologia e del flusso di menti che ne consegue? È un processo necessario e impossibile da arrestare tenendo in mente che ogni gentrificazione artistica non è che il risvolto più pacifico dell’arte al tempo della globalizzazione.

 Artisti: Andres Villa Torres, Sandro Poli & Simon Schwarz, Angela Fegers & Laura Anna-Elisabeth Guy, Boris Debackere, Carlotta Premazzi, Catarina Sampaio, Elodie Correia, Error-43, stupelab, Ivan Stefanac, Joan Sandoval & Rudolfo Quintas, Juan Pedro Vallejo, Justyna Orłowska, Laurie Bender, Marco Accardi & Nuno Mika, Martin Backes, Martina Lolli, Ryan Cherewaty, Robert Allison, S Ʌ H Ʌ R, Sara Persico, Sol Ey, Susana Sanches.

Juan Vallejo
Juan Vallejo
Justyna Orłowska
Justyna Orłowska
Sara_Persico
Sara_Persico
Sahar-ph Telmo Mendes
Sahar-ph Telmo Mendes
Tags: New Media Art fra globalizzazione e gentrificazione - Temp Studio a Lisbona

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