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Sabrina Muzi – Wandering Baishizhou

Tristana Chinni

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Sabrina Muzi

Sabrina Muzi, Wandering Baishizhou

È un legame profondo quello che lega l’artista Sabrina Muzi all’Oriente, un legame inaugurato per la prima volta nel 1992 a Pechino in occasione di uno scambio culturale tra gli studenti dell’Accademia di Macerata e la Cina con una mostra collettiva al Museo Nazionale di Storia Cinese a Piazza Tienanmen, rinnovato nel 2010 con una residenza d’artista di tre mesi a Kunming nello Yunnan, nel 2013 a Taipei, e proseguito nel 2017 con un’altra residenza a Shenzhen nel villaggio urbano di Baishizhou, ospite di Handshake 302 -spazio d’arte indipendente nato 6 anni fa- il cui credo recita “we believe that art belongs to everyone who contributes to our city”. Baishizhou è un villaggio urbano che si è sviluppato al centro di Shenzhen: negli ultimi 40 anni ha vissuto un notevole boom demografico trasformandosi da sobborgo di pescatori a megalopoli di circa 12 milioni di abitanti, con svettanti grattacieli e sedi prestigiose tecnologiche (una tra tutte Huawei), grazie ad un’apertura voluta dall’allora Presidente Deng Xiaoping, sostenitore di un’economia socialista di libero mercato.

Baishizhou si è rivelato un grande catalizzatore di flussi migratori provenienti da ogni parte della Cina: lavoratori e studenti lo hanno scelto come vantaggiosa base d’appoggio per i prezzi economici e la vicinanza con l’elegante centro, raggiungibile in poche fermate di metro. Un villaggio in cui sorgono costruzioni di densi ed improbabili palazzi decadenti denominati “handshake buildings” (perché ognuno può appunto stringere la mano all’altro semplicemente sporgendosi dalla finestra), costituisce una vera e propria comunità autosufficiente dove si può trovare dallo street food al negozio di massaggi, dalle varie attività commerciali alle sale da biliardo all’aperto. Ed è proprio in questo luogo pieno di contraddizioni e stratificazioni sociali e culturali, in un monolocale di 12 metri quadrati (sede di Handshake 302), il cui accesso è possibile soltanto entrando da un negozio di scarpe, che ha vissuto e creato per un mese l’artista marchigiana naturalizzata a Bologna, Sabrina Muzi.

Il risultato di questa residenza condotta come indagine etnografica in cui si sono alternate più fasi di studio sul campo (sopralluoghi, raccolta di informazioni, scatti fotografici, scambi di comunicazione possibili grazie all’utilizzo del traduttore sul cellulare), è culminato in Wandering Baishizhou, un video della durata di  34 minuti che sarà presentato il 17 maggio in anteprima assoluta nella sala cinema del MACRO di Roma, introdotto dall’artista in dialogo con il curatore Raffaele Quattrone. Una ricerca antropologica oltre che artistica a cui si è ispirata la Muzi per riflettere sulla decisione maturata dal Governo centrale nel 2016 di abbattere nell’arco di qualche anno il villaggio urbano, in favore di una riqualificazione dell’area che prevede la creazione di un distretto residenziale con hotel di lusso ed alloggi a prezzi non più competitivi. Tale provvedimento altera una comunità insediatasi da tempo con una propria eterogeneità e vivacità, alla quale si deve l’aver contribuito ad un incremento economico e culturale non indifferente. Mossa da questa spinta di emergenza e protezione riguardo ad un luogo tanto prezioso dominato da una bellezza sui generis, Sabrina si è ricollegata alla spiritualità di queste terre fortemente contaminate da Buddismo,Taoismo antico, culto degli antenati e Sciamanesimo. E proprio da quest’ultimo è nata l’ispirazione di ideare un evento performativo di grande suggestione, in una azione ritualistica che vede 3 residenti in veste di “Wu” (sciamani), discendere come spiriti protettori su Baishizhou, vagare all’interno del villaggio, seguire silenziosi gli abitanti, affiancarli giorno e notte nel quotidiano, scivolare tra i vicoli fitti di fili elettrici e bucato steso ad asciugare, tra i bambini che giocano in strada, dentro alle case, o sostare come uccelli maestosi sui tetti dei palazzi a dominare l’orizzonte  a guardia del luogo.

Strane presenze dal volto celato da maschere costituite da patchwork di stoffe vengono avvertite dagli autoctoni a volte  con indifferenza, a volte scrutate con curiosità. Tre performer indossano abiti sciamanici, costruiti dall’artista assemblando indumenti chiesti in dono agli stessi abitanti, corredati ognuno da un oggetto magico: una torcia, un sonaglio, un manubrio intrecciato con pezzi di stoffa. Costumi apotropaici, vere e proprie ierofanie, a cui la Muzi non è estranea (si pensi a Veste del 2016) che con il loro fruscio e tintinnio di oggetti, alternati ed amplificati dalle evocative musiche di  Angelo Petronella che accompagnano il video, aiutano a connettersi con il trascendente ed al contempo a respingere le forze negative. Wandering Bhaishizhou è una preziosa testimonianza, in grado di lasciare una traccia tangibile di un luogo destinato a scomparire, in un dialogo rinnovato col sacro a cui Sabrina ritorna di continuo, come negli ultimi lavori Io sono un diamante del 2018 e Shan del 2017/2019.

Venerdì 17 Maggio – MACRO Roma Via Nizza 138- Via Reggio Emilia 54

Sala Cinema- Ore 18- Presentazione del progetto 

Ore 19 -Proiezione del film in anteprima assoluta “Wandering Baishizhou”
Regia: Sabrina Muzi
Performers: Yanquin Zhang, Li Qifeng, Bin Zhu
Camera: Wang Yixin
Musica: Angelo Petronella
Editing: Sabrina Muzi
Produzione: Handshake 302
Durata 34’
Anno: 2019

Tags: Sabrina Muzi

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