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Pipilotti Rist

Il sito ufficiale di Pipilotti Rist è molto minimale. Una ventina di immagini delle installazioni scorrono a tutto schermo in modo random, dall’unico link presente in basso [contact] si accede alle informazioni sulle gallerie che la rappresentano, le agenzie dei suoi video e l’accesso al network Pepperminta Distribution. Cliccando poi su [About this site] si scoprono i credits delle immagini e del sito.

Essendo Pipilotti una video artist gran parte del suo lavoro è rintracciabile sui network più famosi come YouTube e Vimeo. In particolare, cercando su YouTube abbiamo 16.800 risultati, mentre su Vimeo i risultati sono solo 289. In entrambi i casi non esiste una pagina ufficiale e molti video di YouTube sono “rubati” nelle varie mostre da utenti.

Il video più visualizzato è I’m a victim of this song del 1995 con circa 500mila visualizzazioni. Le musiche che accompagnano le sue opere sono spesso cover di brani famosi o come nel caso di You Called Me Jacky del 1990 la canzone originale viene proposta in video anticipando mode come l’air guitar o il lipsinc con attori che imitano il cantante.

Pipilotti Rist nasce nel 1962 a Grabs, Rhine Valley, Svizzera, Seconda di cinque figli, il suo nome di battesimo è Elisabeth Charlotte Rist, ma quando se ne va di casa inizia a presentarsi come Pipilotti. Il nome è una combinazione del nomignolo d’infanzia Lotti, dal suo secondo nome, e Pippi, come Pippi Calzelunghe, il personaggio del libro per ragazzi famoso per l’indole stravagante e la straordinaria forza.

Rist studia all’Università di Arti Applicate di Vienna e alla Scuola di Design di Basilea. Si fa conoscere tra la metà degli anni ’80 e’90 con i suoi video monocanale, tra cui I’m Not The Girl Who Misses Much (1986) e Pickelporno (Pimple Porno) (1992). L’opera Ever Is Over All (1997) vince il Premio 2000 per il successo eccezionale riscosso alla Biennale di Venezia del 1997. Nel 2009 vince il Premio Joan Miró indetto dalla Fundació Joan Miró di Barcellona per la sua incredibile creatività. Con il suo primo lungometraggio, Pepperminta (2009), Rist riceve il premio Extraordinary Award dal Presidente della giuria della settima edizione del Festival del Cinema Europeo di Siviglia, Spagna e nel 2010 il premio Cutting the Edge Award del Miami International European Film Festival. Nel 2012 Rist vince l’Harper’s Bazaar China Art Prize, nel 2013 lo Zurich Festival Prize e nel 2014 il Prix Meret Oppenheim.

Tra le sue mostre personali realizzate negli ultimi anni: Pipilotti Rist: Pixel Forest, New Museum, New York, USA (2016); Pipilotti Rist: Your Saliva is my Diving Suit in the Ocean of Pain, Kunthaus Zurich, Svizzera (2016); Komm Schatz, wir stellen die Medien um & fangen nochmals von vorne an, Kunsthalle Krems, Austria (2015); Gentle Wave in Your Eye Fluid, Guangdong Times Museum, Guangzhou, Cina (2013); Pipilotti Rist: À la belle étoile, Henry Art Gallery, University of Washington, Seattle, USA (2012); Pipilotti Rist – Spear to Heaven, LEEUM – Samsung Museum of Art, Seoul, Corea (2012); Blutbetriebene Kameras und Quellende Räume, Kunstmuseum St Gallen, Svizzera (2012); Eyeball Massage, Hayward Gallery, London, UK (2011) and Kunsthalle Mannheim, Germania (2012); Parasimpatico, Fondazione Nicola Trussardi, Cinema Manzoni, Milano, Italia (2011); Pipilotti Rist. Partit Amistós – Sentiments Electrònics, Fundació Joan Miró, Barcellona, e Centre Cultural Caixa de Girona Fontana d’Or, Girona, Spagna (2010); Elixir: The Video Organism of Pipilotti Rist, Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam, Paesi Bassi (2009); e Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters), Museum of Modern Art, New York, USA (2008).

 

Le sue opere più importanti

Sip My Ocean (1996)

Proiettato nell’angolo di una stanza, Sip my Ocean (1996) mostra scorci di un uomo e di una donna mentre nuotano sott’acqua indossando un vestito color salmone e un bikini giallo e presenta immagini di tazze da tè che affondano, televisori, giocattoli, piante galleggianti e coralli. La musica e il testo sono una cover di Wicked Game (1990) di Chris Isaak. Si sente una voce cantare e alla fine urlare “I don’t want to fall in love” (non voglio innamorarmi). Le parole della canzone si intrecciano con le immagini, che giocano con la musica in maniera quasi ipnotica, cambiando come la corrente della bassa marea. Il titolo dell’opera suggerisce la sessualità del corpo e dell’oceano e dimostra come il lavoro di Rist possa unire l’aspetto intimo con quello universale.

 

Administrating Eternity (2011)

Administrating Eternity (2011) pone l’osservatore al centro dell’opera. Le ombre create dal corpo dell’osservatore, circondato da immagini, suono e tessuti che oscillano nell’aria, diventano parte integrante dell’opera. Administrating Eternity nasce da un labirinto di veli semitrasparenti appesi al soffitto, proiezioni multiple di diversi angoli della stanza e un paesaggio sonoro. Proiezioni di pecore, vacche e catene montuose svizzere incontaminate si estendono lungo tessuto sospeso e lo spazio. È un lavoro di atmosfere in movimento. Il titolo dell’opera è un monito a prendersi cura del futuro. La Rist dice di questa installazione: ‘Le tendine mi ricordano i lapsus della mente. Le immagini proiettate su una tenda si riversano inevitabilmente su quelle dietro e contribuiscono a diffondere l’immagine nello stesso modo in cui la nostra memoria del passato sconfina nella nostra coscienza. ’

 

Pixelwald (Pixel Forest) (2016)

Pixelwald (Pixel Forest) (2016) raffigura uno schermo televisivo che esplode in una stanza. L’opera espande pixels in forme che galleggiano in una spazio tridimensionale, suggerendo come le immagini sullo schermo siano composte di centinaia di pixels. Realizzata in collaborazione con Kaori Kuwabara, l’opera è composta da una foresta di 3000 lampade a led sospese con cavi che si sovrappongono lungo il soffitto come piante di una giungla. I visitatori possono camminare lungo un percorso attraverso le piante illuminate sospese. Ogni luce è attivata da un segnale video a parte che è collegato alla musica degli spazi espositivi corrispondenti. L’opera è in continuo cambiamento, con sequenze di luce che brillano e aumentano di intensità in risposta alla musica, come un’onda di colore vivace.

 

‘Voglio creare spazi per la video arte che riconsiderino l’idea stessa del medium. Voglio scoprire nuovi modi di rappresentare il mondo, sia esterno che interiore’

Pipilotti Rist, 2011 in Stephanie Rosenthal, ‘Be My Friend!’,

Pipilotti Rist: Eyeball Massage, Hayward Gallery, Londra, p.21

Traduzione della bio e delle opere di Sara Boniello

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Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera