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AUTOVIOLATIONPRIVACY di Jessica Iapino

Redazione

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Jassica Japino, “SSS” - STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018, bronzo, dimensioni variabili.jpeg.

Jessica Iapino (Roma, 1979), tra le prime artiste a nascere con la rete nel DNA, tanto da ribadirne già nel 2010  – con riprese simultanee, citazioni, voci e volti – prepotenza, sensibilità e rischi, torna, con più calcolato e enciclopedico ritmo, ad affrontare questo tema, in tempi odierni più apparentemente alla portata di tutti.

In quattro sale il suo percorso scandito da colpi secchi, simili a martellate, metafore dalla doppia valenza: Jessica Iapino sembra possedere uno ‘shining’ che le permette di vedere le cose, così autobiografiche da divenire dolorose, e simultaneamente, al contrario, gelide metafore di altrui vizi e comportamenti. Ambiguità o bivalenza in ogni stanza, in ogni dimensione emotiva e con qualsiasi mezzo formale. Il suo ‘tema’ insegue però la strada di un’unica ‘costruzione identitaria’, come scrive Lori Adragna, curatrice della mostra: “ri-nascere, ri-stabilirsi con una possibile funzione altra che le consenta di ritrovare senso e anche di assolvere il prossimo e di autoassolversi”.

La partenza nella stanza dell’identità Genotipica, un autoritratto in video: è Jessica stessa cui la bocca viene tappata da una maschera in alginato bianco. La scuote ma non se ne libera, come una cane che gioca con l’osso, desiderandolo e detestandolo al tempo stesso. Nessuno interviene a salvarla, nei suoi occhi un’impotenza tutta mosse e scosse, fino alla liberazione dopo  un tempo, infinito o brevissimo: esattamente sette minuti. Ora Jessica è libera e la gommosa maschera un’ombra caduta a terra e fotografata nella polvere.

Al secondo step è lei che guarda altrove, con un’identità altrui che diventa (forse) ‘sacra’: il ritratto-scultura di porcellana del celebre avvocato Giulia Bongiorno, ricoperto di foglia d’oro zecchino, sacralizzata e appoggiata su due chiodi di ferro di cristiana memoria. Non sappiamo, nè sapremo, se per l’artista è un idolo o un nemico: certamente resta un doppio rimando dal sapore ambiguo. Nella terza stanza la performance che rimanda all’identità sociale: il nostro straziato stivale, l’Italia, steso a terra in forma di donna, immobile, ingioiellata con tre bronzi geografici, ma ancora una volta interpretabile poiché dormiente, esausta, viva o morta.

Infine la possibile soluzione, secca, asciutta e finalmente innocente: l’installazione di libri bianchi dal titolo My Name is Omar. Scrive l’artista: “Uno stato “bianco e nero” dove si è liberi di mostrare ciò che si vuole mostrare di sé e non solo ciò che gli altri vedono”. Tutte le pagine sono da riscrivere, così come la propria identità, contrassegnata da un titolo con un nome, voluto da qualcun altro o con la volontà di essere definita altro da se stessa?
Quattro tappe che diventano anche un giallo ad incastro, dove individuare vittime e (virtuali) assassini, fantasmi che traboccano da un sistema invisibile ma inevitabilmente schiacciante e fuorviante, nessuno ancora sa quanto celestiale o deleterio.

Claudia Colasanti

Jessica Japino, “MY NAME IS OMAR” installazione, 2018, carta, inchiostro, dimensioni variabili.
Jessica Japino, “MY NAME IS OMAR” installazione, 2018, carta, inchiostro, dimensioni variabili.
Jessica Japino, “SELF PORTRAIT W: MASK”, video installazione 2017, video mono canale 7:24”
Jessica Japino, “SELF PORTRAIT W: MASK”, video installazione 2017, video mono canale 7:24”
Jessica Japino, “SELF PORTRAIT W: MASK” video installazione 2017, video mono canale 7:24”
Jessica Japino, “SELF PORTRAIT W: MASK” video installazione 2017, video mono canale 7:24”
Jessica Japino, SELF PORTRAIT W: MASK, video installazione 2017, video mono canale 7:24”
Jessica Japino, SELF PORTRAIT W: MASK, video installazione 2017, video mono canale 7:24”
Jassica Japino, “SSS” - STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018, bronzo, dimensioni variabili.jpeg.
Jassica Japino, “SSS” – STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018, bronzo, dimensioni variabili.jpeg.
Jassica Japino, “SSS” - STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018,bronzo, dimensioni variabili
Jassica Japino, “SSS” – STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018,bronzo, dimensioni variabili
Jessica Japino, “MY NAME IS OMAR” installazione, 2018, carta, inchiostro, dimensioni variabili
Jessica Japino, “MY NAME IS OMAR” installazione, 2018, carta, inchiostro, dimensioni variabili
Jessica Japino, “IL BUONGIORNO HA L’ORO IN BOCCA” scultura 2017, porcellana, foglia d’oro 23 ¾ kt, 25 cm X 30 cm
Jessica Japino, “IL BUONGIORNO HA L’ORO IN BOCCA” scultura 2017, porcellana, foglia d’oro 23 ¾ kt, 25 cm X 30 cm
Jassica Japino, “SSS” - STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018, bronzo, dimensioni variabili
Jassica Japino, “SSS” – STIVALE, SARDEGNA, SICILIA performance:gioiello-scultura 2018, bronzo, dimensioni variabili
Jessica Japino, SELF PORTRAIT W: MASK, video installazione 2017, video mono canale 7:24”.
Jessica Japino, SELF PORTRAIT W: MASK, video installazione 2017, video mono canale 7:24”.

Interno 14
Via Carlo Alberto 63 – Roma

La mostra è terminata il 18 marzo 2018

Tags: Claudia Colasanti Interno14 Jessica Japino Lori Adragna Roma

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