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Auguri in una bollicina o in una goccia d’acqua!

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Il temporale è scoppiato all’improvviso: siamo corsi in casa ed ora stiamo dietro ai vetri a contemplare l’acquazzone natalizio, che cade in raffiche oblique. Sottili lamine argentee solcano l’aria. Sono le gocce di pioggia che la rapida caduta rende simile ai fili d’acqua che escono dai forellini dell’innaffiatoio. Alcune vengono a sbattere contro il nostro vetro e vi si rincorrono, striandolo obliquamente e restandovi appese come grosse lacrime oblunghe.

Ma qual è veramente la forma di una goccia di pioggia? Quando cade la neve tendiamo la mano per cogliere il fiocchetto e scoprirne la forma che le foto grandangolari ci hanno mostrato nella forma perfetta; ma chi si preoccupa dell’aspetto delle gocce di pioggia? Sono gocce e basta – direste anche voi; e se vi chiedessero di segnarle, sbagliereste sicuramente tracciando la forma di un uovo appuntito all’estremità superiore. Tutti gli artisti  che ci hanno provato hanno disegnato gocce a forma di uovo, pensando che la loro caduta potesse renderle così affusolate.

In realtà gli artisti obbediscono troppo spesso alla fantasia e si accontentano delle tradizionali rappresentazioni della realtà, senza considerare i fenomeni naturali alla luce dei confronti scientifici. D’altra parte in questo caso siamo giustificati, se pensiamo che la forma di una goccia di pioggia è rimasta un problema appassionante e insoluto per un lungo periodo storico: infatti, una piccola goccia d’acqua cadente è sede di complicatissimi fenomeni fisici, difficilmente processabili. Si sono fotografate con tecnica ad alta velocità delle gocce di piccolissime dimensioni (meno di un millimetro di diametro) e si è constatato che la loro forma durante la caduta si conserva quasi perfettamente sferica. Le stesse osservazioni su gocce di diametro superiore hanno dato risultati anche più sorprendenti. Contrariamente a quanto si crede di solito le grosse gocce di pioggia hanno forma schiacciata come una pagnottella. Gli scienziati spiegano la sfericità delle piccole gocce affermando che ogni massa libera di liquido tende ad avere la minor area possibile (ossia la forma d’una sfera) in virtù della sua tensione superficiale. Se invece la goccia è grossa, il suo peso è superiore e la sua più alta velocità di caduta provoca perturbazioni e discontinuità di pressione nell’aria circostante: ciò altera la sua forma originariamente sferica. Con parole più semplici diremo che, come tutti i corpi cadenti, la grossa goccia d’acqua subisce una maggiore pressione atmosferica nelle zone sottostanti (dove appunto risulta di forma più schiacciata), mentre ai lati, dove la pressione dell’aria diminuisce notevolmente, è libera di espandersi assumendo una forma allungata in senso orizzontale, forma ben diversa da quella immaginabile dall’Arte!

Le gocce possono essere spostate dall’una all’altra pagina. Tranquillamente. Sentiremo sempre richiamo invernale della madre, il distacco glaciale del padre, la non-goccia nelle piogge di sempre, la redenzione con la quale inizia il mondo, l’acqua ricercata come una proprietà inalienabile di tutti, la povertà dei poveri, il disprezzo per la volgarità, l’intransigenza per ogni compromesso. E poi la voglia di guardare oltre la sua stessa natura, come un vulcano che non è mai diventato esplosivo per la pietà da riservare agli altri. Sempre una sola goccia d’acqua.

Esiste anche una letteratura delle gocce d’acqua: occasioni di metafore trasparenti e mai realizzate. Ma il discorso sarebbe lungo e lo abbiamo proposto in altra sede. Comunque, per nostro merito le gocce di pioggia sono ancora presenti e testimoniano autorevolmente tutto il nostro «minimalismo dissidente».

Da qualche tempo, abbiamo cambiato giorno di pubblicazione dei miei articoli ed ora potete leggermi di sabato, con la speranza che l’eurési diventi sempre più costruttiva. Ve l’ho mai detto che eurési è un termine gaddiano, che non si trova sui dizionari comuni e che può essere definito come una tensione naturale che spinge la materia ad accedere a livelli di complessità sempre maggiore, ad organizzare un sistema di relazioni sempre più articolato e a creare una forma di unità sempre più inclusiva?

Affettuosi auguri, con due bottiglie di brut millesimato, due gocce di champagne. Buone feste e buon anno! Ci ritroviamo sabato 13 gennaio 2024! Gabriele Perretta 

Alexsuardi – Own work, CC BY-SA 4.0

About The Author

Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera