BOB MONEY -ASHES OF AN ARTIS -(CENERI DI UN ARTISTA)
a cura di Laura Coppa patrocinio Regione Marche -Comune di Arcevia -Galleria 2G-Studio 3.0
La vita dice alla morte: “Per esistere lei deve eliminarmi ed è per questo che è sempre stata odiata. A me invece, per esistere, basta che lei rimanga alla debita distanza. Questa è la differenza”. La morte , colta di sorpresa, risponde qualcosa e in quel momento si accorge di poter esistere anche lei, autonomamente.[1]
Oltrepassando ogni concezione fisica di vita e di morte, come pura energia l’immagine di Gino de Dominicis rivive nei profili delineati da Bob Money. Anche se in modo molto diverso entrambi gli artisti si sono interrogati sull’origine dell’universo e dell’immagine, sulla creazione e l’essere, e lo hanno fatto attraverso una personalissima rappresentazione di quell’enigma che le culture più antiche hanno narrato con la forza fantastica del mito. È attraverso questa coincidenza che Bob Money scopre casualmente l’affinità con un artista a lui distante per tempo e modalità. Evocazione e provocazione in De Dominicis, rievocazione e alchimia in Money. Bob Money nelle Ceneri di un artista, sembra parafrasare il titolo di un opera di De Dominicis, In principio era l’immagine, facendo così risorgere, come Araba Fenice dalle sue ceneri, il ritratto di un grande artista che ha fatto della sua vita un’opera d’arte. Così tra l’ombra e la luce prendono forma figure che vengono allo stesso tempo negate dal segno che le compone per vivere dell’ energia che le modella. In una sorta di concessione esistenzialista alla vita, profili solenni incedono maestosi lasciando tracce del loro passaggio in rivoli d’inchiostro. Le opere esposte si concentrano sull’avventura umana racchiudendo in se una doppia componente arcaica e tecnologica. Il formarsi dell’immagine dal caos di vapori e polveri in espansione raggiunge l’apoteosi nel doppio profilo all’insegna dell’ibridazione contemporanea. Essere misterioso, contraddittorio e duale l’immagine dell’uomo è traccia esperienziale, casualità ed intenzione. Per esistere veramente le cose dovrebbero essere eterne, immortali, solo così non sarebbero solo delle verifiche di certe possibilità, ma veramente cose.[2]
Le figure di Money nascono spontaneamente invase dai segni lasciati dalla china guidata e dosata dall’artista. Le forme si compongono di reticoli come labirinti o circuiti elettrici dove l’occhio robotico convive allo sguardo umano. Venature nere di melanconia pervadono i volti dei protagonisti, facendo della profonda introspezione la loro grandezza. Gino De Dominicis dotando le sue opere di poteri sovrannaturali ha liberato l’arte da ogni tipo di tecnicismo ponendosi attraverso la provocazione, l’etico superamento di ogni limite fisico e mentale precostituito. L’opera di Bob Money si compone invece di stratificazioni di materia. Cercando di trattenere l’immagine l’artista si propone il superamento di quel memento mori barocco attraverso l’interesse verso teorie come il biocentrismo per cui nessuna forma di energia si disperde ma si trasforma continuamente. Nikola Tesla disse: “Se vuoi trovare i segreti dell’Universo devi pensare in termini di energia, frequenze e vibrazioni.”
Viviana Quattrini
[1] De Dominicis, Scritti sull’opera e riflessioni dell’artista, a cura diGabriele Guercio, Umberto Allemandi & C.,Torino 2014, (da L’immortalità. Intervista a Gino de Dominicis di Miriam Mirolla) p. 291.
[2] Ibid. p. 247 (da Lettere sull’immortalità – Roma , 10 settembre 1970).
Data e Ora
06/08/2016 / 18:00 - 20:30
Luogo
MUSEO ARCHEOLOGICO STATALE