Sotto la direzione di Roberta Calarota e Simonetta Vespa, Maggiore Design – G.A.M. Galleria d’Arte Maggiore partecipa alla seconda edizione di Bologna Design Week ospitando nella sua sede in via d’Azeglio 15 un’attenta selezione di sculture, mobili e oggetti d’artista realizzati in edizione limitata o in pezzi unici. Opere di grande valore, realizzate da personalità di primo piano del mondo dell’architettura e del design come Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Simone Crestani, Marcello Morandini e del mondo dell’arte, come Mimmo Paladino, Pablo Echaurren, Bertozzi & Casoni, arrivando ad Arman, Hsiao Chin, Louis Cane, César, Louise Nevelson e ancora Aldo Rontini, Nedo Merendi e Tomo Hirai. La mostra rivela come dietro le opere presentate ci sia un grande progetto di ricerca nel campo dell’immagine, della forma e dello stile in cui il mondo del contemporaneo e la classicità si confrontano per rivelare quelle infinite possibilità creative che solo il design, quando di alta qualità, può offrire.
Maggiore Design – G.A.M. Galleria d’ Arte Maggiore sceglie di partecipare alla seconda edizione di Bologna Design Week con una mostra che vuole presentare il design attraverso nuove forme di interpretazione strettamente legate ad un’idea di libertà e creatività artistica.
Tra i mobili, una particolare attenzione è rivolta alla sezione dei tavoli. Alessandro Mendini si impone subito come uno dei grandi protagonisti della mostra con il magnifico “Golden Gate”, che ricorda il famoso ponte californiano per la struttura color rosso vivo su cui poggia una lastra di cristallo sabbiato che diventa la base per un’esplosione di graffiti, stilemi e parole in libertà.
Molto interessante anche “Bubble Consolle” di Simone Crestani, un giovane artista che ha già saputo conquistare il mondo del design anche internazionale grazie all’uso sapiente e sofisticato di una particolare tecnica di soffiatura del vetro che gli permette di sfidare le leggi della fisica della materia e creare dialoghi inediti e innovativi con altri materiali. Nella consolle in mostra il piano in legno d’ulivo poggia su una quasi invisibile struttura di delicate bolle di vetro, in una vera e propria celebrazione della leggerezza e della trasparenza.
Per i mobili contenitori, tra gli artisti in mostra che ne hanno dato le interpretazioni più intriganti spicca Mimmo Paladino, con le credenze che traggono ispirazione dalla “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello puntando sul fascino senza tempo dell’oro e sulle declinazioni in bianco e nero. Sugli stessi contrasti di colore gioca Marcello Morandini, con la credenza “Contenuta” e le due sedute “Risoluta” e “Posseduta” in cui la rigidità delle tipiche linee bianche e nere Morandiniane viene addolcita da eleganti curvature che, nel caso delle sedute, finiscono per involgersi fino a formare un cerchio quasi perfetto.
Nella sezione degli oggetti e delle sculture, la mostra è impreziosita dalle sofisticate proposte di Ettore Sottsass, sempre alla ricerca di nuove vie espressive che abbracciano il mondo del simbolico e del rituale, e di Arman, con l’ironico e arguto “Quattro piani di conversazione”, in cui sezioni di brocche in ceramica sembrano dialogare tra loro e rincorrersi sulle scaffalature in legno in una nuova interpretazione delle famose “accumulazioni” che hanno reso celebre l’artista a partire dagli anni Sessanta. Una ricerca sugli oggetti che Arman ha condiviso con un altro grande esponente del Nouveau Réalisme, César, che ha sempre però preferito applicare la pratica della compressione e dell’espansione. In mostra saranno quindi esposte ceramiche in cui la materia appare schiacciata, come sopravvissuta a tormenti che hanno lasciato segni indelebili.
La mostra vuole inoltre mettere in evidenza come molti degli artisti presentati si muovano tra il recupero di antiche tradizioni e concessioni alla modernità. E’ questo il caso di Mimmo Paladino, con la serie di vasi ispirata all’Iliade e all’Odissea, che rivela come spesso l’artista tragga ispirazione da temi mitologici. Più in generale – come si vede nelle sculture in ceramica del grande “Disco” che si fa tavolo e della figura del “Dormiente” – l’artista non è immune a suggestioni arcaiche, che amano includere simboli greco-romani ed etruschi senza dimenticare il recupero delle radici storiche e delle tradizioni della sua terra natia, un Sud Italia fatto di contaminazioni di popoli e culture. Su questa linea si muove anche Louise Nevelson, di cui si esporrà “The big cat”, in cui la figura di un gatto emerge da un blocco compatto e solido in terracotta dipinta in nero in cui ritrovare echi delle culture arcaiche e tribali passando per l’arte mesoamericana e ricordi delle antiche dinastie egizie. Le radici in terre ricche di suggestioni mitiche come quelle del Sud America non possono non influenzare Pablo Echaurren, che può inoltre vantare una poliedrica produzione nel solco di una ricerca incessante di nuovi linguaggi e nuove forme di espressività, che traggono linfa vitale dal cortocircuito che da sempre l’artista mette in atto tra “alto” e “basso”, serietà e leggerezza, lucidità e ironia. Per questa occasione ci propone un’alzata in maiolica dallo scherzoso titolo “Bar-rito”, decorata a grottesche in monocromia blu con lumeggiature. Con Louis Cane si continua su una linea di ironia e ricerca di leggerezza con cui operare una forzatura del linguaggio classico della scultura sui temi di una contemporaneità più quotidiana. Con Aldo Rontini si entra in un mondo a confine tra mito, realtà, natura e simbolo da cui escono figure morbide e fluide capaci di conciliare esercizi formali di notevole sintesi figurativa con una minuziosa indagine dei dettagli. Quei dettagli che rendono unici i lavori di Bertozzi & Casoni, in cui da sempre convivono una ineguagliabile maestria tecnica e una vulcanica fantasia creativa. Nelle ceramiche di Nedo Merendi gioca molto certa impronta rétro come vera e propria poetica, mentre Tomo Hirai si ispira alle forme della scuola faentina rinascimentale unendo la sensibilità e l’esperienza giapponese a quella italiana. In un mondo orientale fatto di meditazione e silenzio ci porta anche Hsiao Chin, con i suoi piatti in cui il colore lascia un segno sempre elegante sulla superficie pura della ceramica.
La mostra mette quindi in luce il potere del dialogo e della sperimentazione, in cui la conoscenza del passato è il punto di partenza per un’interpretazione che, utilizzando un linguaggio contemporaneo, è capace di sorprenderci ogni volta con forme sempre nuove.
Data e Ora
24/09/2016 / 10:00 - 19:30
Luogo
G.A.M. - Galleria d'Arte Maggiore