La galleria A arte Invernizzi inaugura lunedì 26 settembre 2016 alle ore 18.30 De/Ri/Costruttività. Progetto A arte Invernizzi. Disegni. Rilievi. Sculture. 2 Ambienti. 1959.2016., una mostra personale di Nicola Carrino a carattere antologico. Processo unitario determinato in due ambienti conseguenti in rapporto con lo spazio della galleria.
“Ricostruttività. Reconstructing City. Ricostruttivo 1/69 E.2016. Tutte le arti concorrono alla Città. Fa urbanistica lo scultore, fa urbanistica il pittore, fa urbanistica persino colui che compone una pagina tipografica. La scultura è la forma del luogo, anzi il luogo stesso. Sono i principi che unitariamente richiamano e governano la mia visione del fare, produrre, pensare, comunicare l’arte. La scultura non è produzione di oggetti, ma comunicazione di pensiero. In questo l’oggetto è indispensabile. Tra l’architettura e la scultura, lo scarto è solo nella dimensione oggettuale. Intorno all’oggetto realizzato si mostra e si realizza nel pensiero, l’idea, la virtualità e la realtà dell’essere. Dell’esistente. Del suo affermarsi e procedere. L’arte è processo dinamico evolutivo del reale. I ‘Costruttivi Trasformabili’ sono organismi plastici modulari che svolgono azione processuale nel tempo e nello spazio della realtà contingente. L’artista comunica negli spazi dell’estetico nella possibilità propria della ricerca, e quindi nel luogo pubblico dell’estensivo urbano comunicativo. Con la presenza e il pluriaccostarsi delle unità generanti modulari. Nei blocchi possibili aggregativi. Nella dispersione della virtualità propalatrice. Ridefinendosi di volta in volta Ricostruttivamente. Nel Costruirsi, Decostruirsi, Ricostruirsi urbano ed urbanistico. Quale contenitore aggregativo di forme e dell’esistente civile, sociale e politico”, così scrive Nicola Carrino nel testo introduttivo alla mostra.
In tal senso, il primo Ambiente al piano superiore della galleria ripercorre l’iter creativo dell’artista, partendo da Progetto Spazio aperto (Realtà n.2) del 1959 e dai primi “Costruttivi” del 1963, passando alle “Strutturazioni plastiche” e “Strutture modulari” del 1964 e 1965 e quindi all’insieme costruttivo “Trasformazione dello spazio/Ellissi”, “Ellissi”, “Costruttivi/Ellissi”, con opere in parte già esposte nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1986.
Conseguentemente il secondo Ambiente al piano inferiore, determina lo spazio con 13 differenti “Situazioni Reconstructing City” dell’attuale Costruttivo 1.69 E. 2016, organismo plastico trasformabile, composto da 57 moduli scalari in acciaio inox, appositamente realizzato per la mostra.
Le “Situazioni” aggregative sono denominate e distinte per lettere e seguente numero di variante in ragione del numero dei moduli componenti i singoli insiemi e dell’ordine numerico contrassegnante gli stessi.
I moduli in acciaio inox Aisi 304 con superficie molata a mano in grana 80, misurano 30x30x30 cm l’uno e sono contrassegnati a marcatura con la firma in sigla NC e la data di esecuzione 2016, in base ad una delle facce scalari, dal numero 1.57 al numero 57.57.
Attraverso il metodo progettuale che da sempre indirizza l’opera di Carrino, il Ricostruttivo 1/69 E.2016, già formulato in funzione di Reconstructing City nel 2014, rimette in azione il modulo scalare generante del 1969, in nuova veste materica e possibilità aggregative.
Negli “Interventi” disposti, in sintonia con la visione urbana della Città, emerge il procedere del fare arte di Nicola Carrino come azione continua, trasformativa della realtà. Le “Situazioni” De/Ri/Costruite fondano modalità di relazione oltre lo spazio contingente, verso altre percorribili traiettorie.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle ambientazioni in mostra, un saggio introduttivo di Paolo Bolpagni, un testo di Nicola Carrino, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.
La mostra chiuderà il 23 novembre.
Data e Ora
26/09/2016 / 18:30 - 21:30
Luogo
A Arte Invernizzi
La galleria A Arte Invernizzi di Milano è stata inaugurata nel 1994 con la mostra Dadamaino Morellet Uecker.