home Notiziario, Opere permanenti Lo spazio del cielo: l’arte contemporanea per il territorio

Lo spazio del cielo: l’arte contemporanea per il territorio

Inaugurato il 12 luglio alla presenza degli artisti Matteo Nasini, Elena MazziAlfredo Pirri, nonché del curatore Marco Trulli e dei rappresentanti della Regione Lazio, l’evento itinerante Lo spazio del cielo ha saputo proporre, in chiave contemporanea, la lettura e la riscoperta di un percorso antico, quello della via Francigena, compresa tra Viterbo, Vetralla e Caprarola. 

Una vera e propria trilogia contemporanea, dunque, pensata e narrata al fine di creare nel territorio un luogo di contemplazione e rappresentazione collettive, rientrando, inoltre, tra i sette progetti selezionati dalla Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso Pubblico Arte sui cammini, sostenuto da CoopCulture, la più grande cooperativa operante nel settore dei beni e delle attività culturali in Italia.

Obiettivo del percorso permanente nonché di CoopCulture è di promuovere la valorizzazione paesaggistica e storico-artistica, allontanandosi da una visione obsoleta di estraniamento, cui spesso anche l’ambito turistico sembra scadere, e questo anche grazie alla cura rivelata attraverso un titolo atto a qualificare al meglio una promozione culturale lontana da intenti effimeri e consumistici che, alla lunga, incedono nella dimenticanza di un sistema di valore meritevole, per l’appunto, di un giusto “spazio”.

Infatti con l’espressione Cum templum, contemplazione nel mezzo dello spazio del cielo, si è mirato a ridefinire con cura una forma di identificazione tra gli antichi luoghi di culto e chi ha il merito di riscoprirli nel hic et nuncdella propria contingenza: l’uomo contemporaneo, l’abitante del luogo, il viandante appassionato hanno modo di sostare e ripensare più attentamente alla funzione che, ad oggi, la tutela di un paesaggio non solo può suggerire, bensì anche lasciare attingere nuovamente alla sorgente di un’azione mirata più consapevole e attenta. 

Il percorso ha inizio dalla zona termale di Viterbo con Lanterna termale ideata dall’artista Alfredo Pirri, posta sulle tracce della guardiola in disuso delle Ex Terme Inps. L’intento è quello di ricreare, subitaneamente, un principio simbolico di raccordo e di legame tra spazio pubblico e spazio privato, ovvero tra ciò che tacitamente accade dentro la dimensione solitaria dell’Io e la chiave di trasmissione che spalanca e permette di ritrovare la luce di una collettività che segue un comune cammino, quello dell’Esistenza. Tante le suggestioni: un luogo reso comunicativo grazie al colore scelto per i misterici microambienti che compongono una lanterna animica, pareti insonorizzate che isolano dall’esterno e veicolano l’attenzione posta sui propri passi, il proprio respiro, il proprio battito, costellate da piume di uccelli il cui volo è percepibile tanto quanto un loro possibile estinguersi. Genesi e insieme epilogo di una vicenda errante, quella di un’anima che chiama il corpo e viceversa, della vita nata dall’acqua e di un respiro greve che aspira ad altezze vertiginose, per poi ricomporsi e farsi materia in terra. Una lanterna, quella di Pirri, che chiede di accendersi grazie alla percezione di un Panta Rei inesorabile, ma naturale.

La seconda opera riguarda l’area naturalistica di Fossato Callo, ubicata nei pressi del Foro Cassio (Vetralla). Grazie all’artista Elena Mazzi e alla realizzazione scultorea dal titolo 300.000 anni in 344 centimetri, nata in collaborazione con Regula Zwicky, l’intera area paesaggistica riesce così a riappropriarsi di un concreto valore da tutelare: dagli antichi lavatoi in peperino alla più ampia attività di sistemazione della zona naturalistica. Attraverso uno storytelling tangibile -poiché passa propriamente dal tatto oltre che dalla vista-, Elena ha saputo restituire su un’unica lastra in peperino, materiale caratterizzante il territorio, tutte le trasformazioni geologiche del paesaggio vetrallese. 300.000 anni fa accadde l’eruzione del vulcano vicano e la lastra, ad oggi, mira a raccontare quanto la natura riesca a cooperare sensibilmente all’immagine di una collettività dinamica, attiva e attenta, pronta a ricongiungersi sempre all’origine che diede nuova bellezza e una diversa storia. 300.000 anni in 344 centimetri non è solo il risultato di una sofisticata conoscenza dell’arte scultorea, ma anche il polline nutriente del fiore della ricerca battuta sul territorio, del dialogo che l’artista ha instaurato tra sé e gli specialisti, delle passeggiate nate con il solo unico intento di restituire al pubblico la concreta necessità di una Tutela in grado di scampare ad una seconda devastazione, forse più gravosa, che è quella dell’oblio. Pietra come parola: l’opera di Elena Mazzi concede al pubblico di riscoprire il senso di toccare con la propria mano, l’icona sacra di una forza, quella naturale, che trasforma per rigenerarsi e non per distruggersi o venir distrutta.

Il percorso si conclude all’interno della Riserva naturale del Lago di Vico, nei pressi dell’area di lancio dei deltaplani, con Campo sintonico di Matteo Nasini. È questo un complesso di quattro sculture in grado di ritagliare, concettuale,  una riservata oasi di pura contemplazione. In sinergia con il vento e nel rispetto di una eco-sostenibilità progettuale, Nasini pensa alla sua oasi sonora come quel luogo in cui è perennemente possibile ascoltare l’eco di una realtà pulsionale, antica e sacra. Riservare a se stessi la possibilità di ascoltarsi e sostare in un luogo di pace, tanto della mente quanto del corpo, prestando attenzione alla mirabile preziosità di uno spazio vastissimo, che è anche quello interiore. Campo Sintonico lavora nella dimensione dell’irriproducibile, di un suono che non è musica propriamente detta, ma che suggerisce l’armonia imprevedibile e  tipica di quei luoghi detemporalizzati, dove è sempre possibile riaccordarsi con una demiurgica perseveranza tesa all’equilibrio e alla riflessione come a voler riprendere le parole di Bernand Sève in L’altération musicale, ovvero l’esperienza musicale non è un oggetto posto davanti a noi poiché la musica ci precede sempre. Noi proviamo a pensarla solo perché lei già pensa in noi.

Con Lo spazio del cielo l’arte contemporanea raggiunge il presupposto primo e ultimo di non fermarsi solo alla contingenza, ma di sospingere l’attività culturale oltre ogni tipo di limite e di ostacolo, di cui molto spesso risente la burocrazia volta alla Salvaguardia e alla Tutela della memoria storico-artistica del nostro patrimonio culturale. Un progetto valido, in cui lo spirito associazionista incontra le Istituzioni, dove è possibile sperimentare in prima persona cosa significa e cosa comporta muoversi nel vasto territorio della ricerca, della professionalità e della dedizione. Una quarta opera concluderà il percorso nel mese di ottobre, con la realizzazione di Torre Tuscia di Teodosio Magnoni, una scultura in corten alta sei metri, che fungerà da cerniera dell’antico percorso proprio a Sutri, laddove i pellegrini usavano sostare prima di raggiungere Roma. 

Non resta altro che lasciare ad un pubblico sensibile la possibilità di vivere pienamente una narrazione che sa comporre i pezzi di un puzzle –territoriale, storico e artistico- molto più ampio, che profuma di sacro e di inviolabile e che in alcun modo può esimersi, per propria natura, dall’essere sostenuto e diffuso. 

Lo Spazio del Cielo

Progetto promosso dalla Regione Lazio– Avviso pubblico regionale Arte Sui Cammini

Ideato da Coopculture e diretto da Arci Viterbo/Cantieri d’Arte

Con il patrocinio e il sostegno di: Comune di Viterbo, Comune di Caprarola, Comune di Sutri, Unindustria Viterbo

In collaborazione con: Arci Viterbo/Cantieri d’Arte, Arci Lazio, DISUCOM, Unitus, FARE, Milano, Riserva naturale Lago di Vico, Promotuscia, Viaindustriae publishing, BJCEM- Biennale dei giovani artisti d’Europa e del Mediterraneo, Ex Elettrofonica, Roma, Clima Gallery, Milano Albumarte, Roma.

Per informazioni 393.90.97.166

About The Author