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Matera e le forme dell’ospitalità

Le forme dell’ospitalità presso la Fondazione Sassi di Matera è una mostra che ha avuto luogo dal 10 al 24 maggio curata da Martina Lolli. Proprio alla curatrice abbiamo chiesto di raccontarci il tema di questo progetto che ha visto protagonisti gli artisti Lorenzo Bartolucci (allievo Accademia Belle Arti Urbino), Veronica Billi (Accademia Bologna), Valentina Durante (Accademia Torino), Noa Pane (ex allieva Accademia Urbino), Giulia Rebonato (Accademia Torino). Segue il contributo di Martina Lolli.

Il critico d’arte e curatore francese Nicolas Bourriaud, proprio tra le prime pagine del suo saggio più famoso e discusso, Estetica relazionale del 1998, esordiva ponendo all’attenzione del lettore un interrogativo alla cui soluzione provvederanno le argomentazioni dell’intero libro: «[…] la problematica più attuale dell’arte di oggi: è possibile generare ancora rapporti con il mondo, in un campo pratico – la storia dell’arte – tradizionalmente destinato alla loro “rappresentazione”?».

Questa l’introduzione del testo critico di Valentina Tebala redatto per “Le forme dell’ospitalità”, collettiva conclusasi lo scorso 24 maggio presso la Fondazione Sassi di Matera
Parte del Festival La Terra del Pane, progetto di Matera 2019, la collettiva ha parlato del pane facendo leva sulle immagini e sui significati a cui rimanda: condivisione, vita comunitaria, accoglienza. Queste parole-chiave sono diventate poi la ragione interna della mostra, una sorta di algoritmo curatoriale da cui essa si è generata, con il fine di allargare la partecipazione ad artisti e curatori “ospiti”. 
Le sale espositive sono divenute spazio condiviso, aperte al confronto con i cinque giovani artisti invitati che hanno invitato a loro volta un artista ciascuno. A tali “ospiti” è stato chiesto di interagire con loro attraverso interventi che potessero completare e arricchire le opere. Stessa cosa è avvenuta sul piano curatoriale con l’affidamento del testo critico della mostra a Valentina Tebala, giovane critica d’arte e curatrice, che ha saputo cogliere il nocciolo di tale operazione basata su tre forme (o formule) di ospitalità. La domanda alle fondamenta della collettiva è stata infatti: come possiamo far nascere delle relazioni? Come allacciare un rapporto la vita quotidiana?
A intessere un legame con il mondo ci ha pensato la terza e ultima “forma di ospitalità” che ha inteso attivare la partecipazione degli abitanti di Matera, a cui gli artisti hanno chiesto in prestito gli oggetti necessari per l’allestimento di ambienti site-specific. 

L’idea è stata quella di realizzare – nell’epoca dello sharing – una mostra che fosse davvero collettiva, in quanto partecipata e condivisa, e che potesse avere la sua compiutezza sulla base dell’interazione che si instaura con il tessuto sociale della città. 
Il display della mostra corrisponde quindi al coinvolgimento attivato e alla fiducia che gli abitanti di Matera hanno mostrato donando oggetti e, con essi, una parte della loro storia: dalle cornici che ospitano i collage di Valentina Durante, alle piante allestite nello spazio dedicato a Lorenzo Bartolucci; dai setacci dell’installazione di Giulia Rebonato agli oggetti necessari ad attivare l’opera di Noa Pane. Questi artisti, a cui si aggiunge Veronica Billi – giovani provenienti dalle accademie di Torino, Bologna e Urbino – sono i cinque chiamati a realizzare la collettiva presso la Fondaizone Sassi e che hanno messo in moto un’azione corale insieme ai loro “guest”, rispettivamente, Arianna Gentili, Tommaso Pandolfi, Simone Scardino, Paola Pane e Sara Persico. Cinque coppie che hanno altresì incluso il pane all’interno delle loro opere, come? Raccontandone la presenza nel quotidiano e la familiarità della sua forma con fotografie e sculture in terracruda le quali cambiano allestimento giorno per giorno (Giulia Rebonato e Simone Scardino); mettendo in scena il processo della lievitazione da cui si è generata la scultura esposta (Noa e Paola Pane); trasformando il pane in un tappeto che limita l’attraversamento dell’installazione di Lorenzo Bartolucci e Tommaso Pandolfi, uno spazio che diviene “atopia” e che ripropone in 3D gli ambienti dipinti nelle tele di Lorenzo ivi esposte. Il pane diviene indice dei legami affettivi che lievitano nella condivisione del luogo domestico nei collage di Valentina Durante realizzati con immagini di recupero, commistionate alle illustrazioni di Arianna Gentili; il pane viene rievocato nella sua ritualità nell’installazione fotografica di Veronica Billi che dialoga con il soundtrack di Sara Persico attraverso la declinazione della propria personalità in un gioco di vestizione e svestizione di abiti altrui.

“Le forme dell’ospitalità” ha inteso trovare asilo non solo nell’istituzione della Fondazione Sassi, ma anche nel territorio, rimettendosi allo spirito di solidarietà di una città che ha allevato la sua comunità sull’aiuto reciproco. Pensiamo  alla storia dei Vicinati materani i cui abitanti si univano in un’unica famiglia, ciascuno con il proprio compito, per la crescita  e la sopravvivenza comuni.
Da questa collettiva sono venute fuori installazioni effimere, poiché a mostra terminata gli oggetti prestati verranno restituiti ai legittimi proprietari. Cosa ne rimarrà dunque? L’intreccio di legami e le relazioni create per costruire un qualcosa che andasse oltre l’individualità artistica, storie di empatia, forse, sketch di ospitalità, poiché non c’è nulla di più vicino alla vita di quanto non lo sia l’arte.

Martina Lolli

Le forme dell’ospitalità
Mostra conclusa il 24 maggio
Fondazione Sassi, Matera
Organizzata e promossa dalla Fondazione Sassi, nel programma Festival del Pane, progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, in coproduzione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019. Con il sostegno di: Associazione Culturale Big Match

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