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Triennale di Milano, Giancarlo De Carlo, gli editoriali di Spazio e Società

Alla Triennale di Milano, in settimana, si è tenuto il consueto appuntamento Libri in Triennale, un progetto di Massimo Mazzone, che consiste nella presentazione ‘performativa’ di differenti volumi, diversi tra loro ma uniti nel trattare temi della produzione culturale attuale.

Libri in Triennale offre da molti anni una panoramica sui temi del dibattito internazionale sull’arte, sul museo, sull’architettura attraverso la voce di alcuni acuti interpreti per mezzo di libri appena usciti. Le arti, la politica e il territorio sono da molti anni al centro degli studi di Massimo Mazzone, artista e docente a Brera; queste presentazioni di libri sono anche delle open lecture dirette sia agli studenti di Milano che ai frequentatori della Triennale.

Domenica 13 maggio è stata la volta di Isabella Daidone, accompagnata da Franco Bunčuga, che ha presentato il volume Giancarlo De Carlo, gli editoriali di Spazio e Società, edito da Gangemi. 

All’inizio, Franco Bunčuga, che del Nostro è stato allievo, ha ricostruito l’itinerario politico e professionale di De Carlo, il suo profondo legame con Carlo Doglio, i suoi interessi per l’Anarchia di Kropotkin, Reclus e Colin Ward, poi ha approfondito sulla didattica e sulle prassi operative di De Carlo. Successivamente, la Daidone, ha illustrato la struttura del volume e soprattutto lo stretto legame tra la vita  privata di De Carlo e quella professionale e di come questo legame diventa emblematico se letto attraverso la vita della rivista Spazio e Società. Spazio & Società – space & society è stata una storica rivista di urbanistica, architettura e design che ebbe diffusione internazionale durante il periodo in cui fu edita, dal 1978 all’anno di chiusura nel 2001. La Daidone ha ricordato che in realtà, rivista nacque nel 1975 come versione italiana della francese Espace et Société, diretta da Henri Lefebvre e Anatole Kopp da una proposta del compianto Riccardo Mariani che ne diresse i primi due numeri. Dal terzo numero in avanti la rivista assunse autonomia propria pubblicando contributi originali, e si interruppe nel 1976. Dal 1978, sotto la guida di De Carlo, la rivista divenne strumento essenziale per la diffusione delle sue idee sia sui processi partecipativi, sia sull’habitat, sia sulla indissolubilità della relazione tra progetto, abitanti e spazio. La Daidone inoltre ha sottolineato i profondi legami di amicizia che intercorrevano tra Vittorini, De Carlo e Calvino e di come i tre libri ‘le città del mondo’, ‘nelle città del mondo’ e ‘le città invisibili’, siano in fondo un reciproco omaggio a un certo modo utopico e poetico di intendere la ‘città’ e l’abitare. Ha concluso Mazzone, ricordando come certi principi del Moderno, mostrino una certa insopprimibile vitalità e attualità che deriva esattamente dal porsi intellettualmente in una ‘militanza’ e fuori dalla gabbia della propria professione, ovvero indagando simultaneamente la realtà da numerosi punti di vista che siano quello geografico, sociologico, antropologico artistico o architettonico.

Nicoletta Braga

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