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A Roma nasce MUSJA

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Chiharu Shiota, Letters of Thanks2017Installation: thank-you letters, black woolKunsthalle Rostock, Germany Photo by Thomas Häntzschel (Fotoagentur Nordlicht)Rostock Copyright VG Bild-Kunst, Bonn, 2019 and the artist

Dopo il primo anno di vita come laboratorio di sperimentazione multidisciplinare, “Musia” diventa “Musja” (Museo Jacorossi) e in autunno cambia pelle, trasformandosi in museo privato, per offrire al pubblico un articolato programma artistico e culturale, all’interno di uno spazio che sarà interamente dedicato all’arte contemporanea.

Il nuovo Museo raccoglie e custodisce, sin dalla rinnovata denominazione, la preziosa eredità culturale e la vasta collezione del fondatore Ovidio Jacorossi, le cui opere saranno esposte a rotazione in occasione di mostre dedicate o nell’ambito di progetti espositivi inediti, con uno sguardo sempre attento alle tendenze più innovative del panorama contemporaneo internazionale. Composta da ben 2.500 opere tale “collezione di impresa”, come ebbe a scrivere Enrico Crispolti nel 2017, rappresenta “un collezionare per passione ma praticato in termini di libera arrischiata creatività d’un impegno di impresa”. Tra i caratteri che la distinguono vi sono la dinamicità e l’impossibilità di collocarla all’interno dei classici schemi di storicizzazione, invitando così lo spettatore ad una riflessione su nuove prospettive e percorsi culturali.

Il fil rouge che la caratterizza è Roma e la cronologia delle opere ivi contenute attraversa un secolo e va dal 1900 al 2000. Si parte dai XXV della Campagna Romana, sodalizio artistico nato all’inizio del ‘900 e composto, tra gli altri, da Giulio Aristide Sartorio, Giuseppe Carosi, Filippo Anivitti, Giovanni Costantini e Camillo Innocenti a cui poi aderirono artisti come Giacomo Balla e Duilio Cambellotti. Presente anche Armando Spadini e le grandi tele di Giovanni Costantini caratterizzate da un realismo crudele e un forte antimilitarismo, appartenenti alla serie Le lacrime della guerra. Si prosegue con anni Venti e Trenta e le diverse tendenze artistiche sviluppatesi dopo la guerra: Ritorno all’ordine, Realismo magico, Secondo Futurismo, Primitivismo (Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Arturo Martini, Mario Broglio, Emanuele Cavalli, Francesco Di Cocco, Carlo Socrate, Marino Mazzacurati, Guglielmo Janni, Franco Gentilini, Mario Sironi, Giacomo Balla, Gino Severini, Pippo Oriani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël). E poi Corrado Cagli “figura ponte” tra la figurazione e l’astrazione e allo stesso tempo un’importante chiave di collegamento con gli Stati Uniti d’America. A lui si possono ricondurre i nomi di altri artisti che ci conducono agli anni Quaranta e Cinquanta e si caratterizzano per le loro ricerche dagli esiti astratti: Toti Scialoja, Ettore Colla, Leoncillo Leonardi, Afro e Mirko Basaldella. A seguire e centrale nella collezione è la generazione di Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa, la cui presenza è davvero notevole per numero di opere; a loro si affiancano i nomi di Giosetta Fioroni, Pino Pascali, Renato Mambor, Cesare Tacchi: tutti artisti coinvolti a pieno nella Roma artistica degli anni ’60 e riconducibili alla cosidetta “Scuola di Piazza del Popolo”, promossa dal fotografo e gallerista Plinio De Martiis (La Tartaruga) nonché grande promotore culturale, fin dal 1954, insieme all’amico Ovidio Jacorossi della scena artistica locale del secondo dopoguerra. Infine, gli anni Settanta, Ottanta e Novanta sono rappresentati da Emilio Prini, Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Joseph Kosuth, Michelangelo Pistoletto. E ancora la Nuova Figurazione, la Transavanguardia e la Scuola di San lorenzo, gli Anacronisti (Ovidio Jacorossi ne acquistò un nucleo pressoché completo: artisti che si richiamavano a un background culturale neoumanistico tipicamente italiano proponendo una “nuova pittura figurativo-concettuale”). Molto importante per gli anni Novanta è la serie di opere di grandi dimensioni di Mario Schifano, commissionate dal collezionista in occasione della riapertura del Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Le opere della collezione saranno esposte a rotazione in occasione di mostre ed eventi, nonché disponibili per iniziative in altri musei nel mondo.

Con la nascita di Musja, la famiglia Jacorossi dona un nuovo Museo alla città di Roma e a tutto il Paese, mettendo a disposizione della collettività una collezione d’arte che rappresenta il risultato di una lunga storia umana e imprenditoriale, segnata dalla centralità del valore della persona e dal riconoscimento dell’importanza della creatività nello sviluppo del potenziale di ogni individuo.

Musja si propone di essere un punto di riferimento per il pubblico locale, nazionale e internazionale, promuovendo un approccio culturale dinamico che valorizzi il ruolo dell’arte in quanto strumento fondamentale per la crescita del singolo e della società.

Robert Longo, Untitled (3 Erics A-B-C) 1980 – 2000 Flashe, graphite, charcoal on paper Photo John Lamka, NY Courtesy: The Artist & Galleria Mazzoli, Modena

Lo spazio. Ideato e realizzato da Ovidio Jacorossi nel cuore del centro storico di Roma, lo spazio è stato ristrutturato nel 2017 dall’architetto Carlo Iacoponi con un progetto che ha esaltato l’unicità di una struttura – circa 1.000 metri quadrati – incastonata all’interno di un edificio storico nato sulle antiche rovine del Teatro di Pompeo. Un gioiello architettonico che nei suoi più piccoli dettagli racconta il grande lavoro di recupero, compiuto preservando la stratificazione e la presenza di elementi architettonici di epoche diverse – dall’età romana al Rinascimento – come il cinquecentesco cortile attribuito a Baldassarre Peruzzi, letteralmente “attraversato” dallo spazio espositivo grazie a una suggestiva volta trasparente che ne svela la visione d’insieme. Accenni di affreschi, capitelli e lesene affiorano così tra le opere d’arte, instaurando un continuo gioco di specchi tra il contemporaneo e la storia ultracentenaria di questo luogo.

La storia del gruppo Jacorossi. Il progetto Musja nasce dall’esperienza pluridecennale della realtà imprenditoriale del gruppo Jacorossi e dalla determinazione che da sempre anima Ovidio Jacorossi: promuovere l’arte contemporanea come strumento di creatività per la persona e per l’impresa, nell’intento di renderla accessibile al maggior numero possibile di fruitori. In un percorso parallelo tra arte e azienda, fondato sull’idea della centralità dell’uomo nel processo economico, l’esperienza Jacorossi testimonia il valore della continuità generazionale nelle imprese di famiglia. Musja nasce infatti in via dei Chiavari, luogo-simbolo della famiglia Jacorossi: è qui che Agostino, nonno di Ovidio, inizia nel 1922 l’avventura imprenditoriale con un piccolo negozio di carbone. Alla morte prematura del padre, il giovane Ovidio e il fratello Angelo, ancora adolescenti prendono le redini dell’attività, trasformando l’azienda, tra gli anni ’80 e ’90, nel decimo gruppo industriale italiano. Il marchio Jacorossi si colloca così tra i protagonisti del processo di modernizzazione del Paese, ponendosi all’avanguardia nel settore energetico affiancando a questo una serie di attività collaterali sempre legate all’innovazione e allo sviluppo delle nuove tecnologie.

Arte e Impresa. Per il Gruppo Jacorossi arte e impresa sono un binomio vincente, basato sulla consapevolezza che il perseguimento del profitto e l’interesse collettivo possono trovare un punto d’incontro attraverso l’arte, che diviene così un potente strumento di comunicazione e di promozione. Negli anni il Gruppo ha sostenuto numerose iniziative a partire dalle nuove infrastrutture tecnologiche all’interno del Museo Guggenheim di Venezia nel 1984. A seguire, altri investimenti nel 1990 al Palazzo delle Esposizioni a Roma e nel 1992 al Palazzo Ducale di Genova. Jacorossi arriva a gestire in contemporanea 20 attività collaterali (biglietteria, sorveglianza, fototeca, caffetteria, ristorante bookshop) ed è proprio da questa intuizione, tra l’altro, che prende linfa la successiva “legge Ronchey”, con la quale lo Stato italiano ha sancito nuovi criteri di affidamento delle attività accessorie nei musei e negli spazi espositivi pubblici.

Il programma. Il nuovo programma di Musja inaugura l’8 ottobre 2019 con la prima mostra del progetto “The Dark Side”, trilogia a cura di Danilo Eccher ideata appositamente per i particolari spazi del museo disposti su due livelli. Il focus è sul lato oscuro che appartiene all’uomo e alle vicende della vita, ai pensieri inespressi e i segreti dell’anima, ma anche sull’impegno di questa sfida, sul coraggio di attraversare il buio, sulla necessità di oltrepassare la paura. Il programma di Musja prevede l’alternarsi della trilogia “The Dark Side” con mostre personali e progetti espositivi interamente dedicati alla collezione Jacorossi. Maggiori info sull’evento: The Dark Side. Chi ha paura del Buio?

  • Chiharu Shiota, Letters of Thanks2017Installation: thank-you letters, black woolKunsthalle Rostock, Germany Photo by Thomas Häntzschel (Fotoagentur Nordlicht)Rostock Copyright VG Bild-Kunst, Bonn, 2019 and the artist
  • Monster Chetwynd, Bat Panel Photo credit: Andrea Rossetti Courtesy: Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong and the artist
  • Christian Boltanski, Animitas Talabre, San Pedro de Atacama, Chile, 2014 Courtesy: Madeline Hurtado

Informazioni:

MUSJA

Via dei Chiavari 7/9, Roma

Orari: aperto da martedì a domenica ore 10 – 19; lunedì chiuso

tel +390668210273 / +39065077351

email: info@musja.it

sito: www.musja.it

Tags: Museo Jacorossi MUSJA

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