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Arteam Cup Focus Reggio Emilia. Ricognizioni In Contemporanea

La vocazione Futurista di una città come Reggio Emilia è tangibile e radicata, soprattutto nei concetti, nonostante la geografia non amica verso i centri di aggregazione più vivaci del Movimento, come Milano e Firenze. Tuttavia, dal noto pasticcere Pino Garavelli, al lampante desiderio di velocità che il territorio reclama (toccando risolutamente corde artistiche, come Enzo Ferrari o Valentino Rossi) fino alle arpeggianti opere architettoniche di Santiago Calatrava, si evince tutta l’originalità e industria della cultura novecentesca emiliana.

Non smentisce la propensione avanguardista la mostra corale Ricognizioni In Contemporanea, a cura di Chiara Serri, esito corposo e strutturato del premio promosso dall’Associazione Culturale Arteam di Albissola Marina (SV) dove cinque artisti, provenienti da distinte località italiane, hanno ottenuto di esporre in simultanea in cinque affermate gallerie di arte contemporanea di Reggio Emilia dal 4 maggio al 1 giugno 2019. Colpisce, in particolare, questa scelta di creare una rete relazionale e prosastica con diversi apparati settoriali (istituzionali, associativi, privati), accordando la loro professionalità ad un evento collegiale e velatamente didattico: è proprio la rete, quell’intreccio informativo, a rimarcare la vena futurista e la suggestione tecnologico-industriale permeante questo focus di artisti viventi.

Introducendo i protagonisti, nelle tele di Evita Andùjar selezionata dalla Galleria de’ Bonis i corpi evidenti ma corrosi dalla tecnica pittorica, uccidono l’identità a favore della pura idea di immagine, allusione propria dell’alienazione social nella rete globale, effetto collaterale di un consumo visivo spesso portato all’esasperazione. Edward Hopper ai tempi di Instagram. Discorso simile per Alice Faloretti esposta presso 1.1_ZENONEcontemporanea, sebbene l’accento si pone sulla memoria storica e visiva dell’uomo occidentale, arricchendo i suoi paesaggi ad olio di un patchwork cromatico, squarci di simbolo che diventano simbolo a loro volta nell’insieme, carichi  di un Romanticismo veritiero per quanto artificiale: il sogno dell’androide. Cinematografica, invece, la mostra di Serena Piccinini nella Galleria 8,75 Artecontemporanea, non solo per la citazione nell’inedito Hitchcock’s dreamma più cerebralmente per la reiterazione dinamica e cangiante delle forme proposte, un’Entomologia Meccanica ma organica nell’uso della carta, non lontana dalle fantasie cartoonistiche di Mijazaki, facendo l’occhiolino a Pino Pascali. Web, Cinema, ed anche Musica grazie ai lavori di Gianluca Patti scelto da Bonioni Arte: le masse astratte, spesso monocromatiche, appese alle pareti della galleria pur nell’intenzione di magnificare forme industriali estetizzandone la funzione (includendo o tracciando il pigmento utilizzato) simulano una frequenza sonora che rafforza la vibrazione visiva creando intrecci riflessivi con gli altri autori della collettiva. Volutamente lasciata per ultima, a merito di una maggior efficacia sintetica della rassegna, soprattutto per il rapporto poetico-concettuale che pervade in questa Ricognizione, va notata Patrizia Novello da Vicolo Folletto Art Factories. Gli sms di una biografica storia d’amore diventano carne da pittura e vengono sminuzzati, decontestualizzati, ingigantiti, spiattellati con posata ferocia su tele di grande dimensioni nella forma più cruda e smaccata del segno tipografico (sembra quasi di riconoscerli i caratteri dei primi cellulari), in una sospensione temporale ed emotiva, favorita concettualmente dalla gradevole ambiguità se stiamo “leggendo” o se stiamo “guardando”.  I fili dell’Arte Relazionale si distendono, così, in questa favolosa ragnatela di passato, presente e Futurismo per tutta Reggio Emilia, originale modello di professionalità creativa e irrefrenabile.

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