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CUBA allo Spazio Museale di Palazzo Tornielli ad Ameno (NO)

Maria Letizia Paiato

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È l’idea di “Isola”, quella “porzione di terraferma circondata completamente dalle acque”, il filo conduttore della mostra L’isola che sognava i leoni Artwork in Cuba, la rassegna curata da Olga Gambari e Eleonora Battiston presso lo Spazio Museale di Palazzo Tornielli ad Ameno (NO), che senza retorica o falsa demagogia, tocca l’attualissimo tema della trasformazione politico-sociale di Cuba. Dal sogno di uguaglianza propugnato dalla rivoluzione, dal mito del Che, all’idea dell’Uomo Nuovo, Cuba, più di qualsiasi altro luogo nel mondo ha rappresentato la perfetta metafora dell’isola: «un pezzo di terra, di mare e di cielo che sognava la libertà, che sognava di correre libera, come i leoni nella savana». Questa suggestione, liberamente tratta da Il vecchio e il mare scritto e ambientato a Cuba da Hemingway nel 1952, è una penetrante e veritiera visione dell’atmosfera che per quarant’anni ha caratterizzato l’isola caraibica; al contempo è quella raccolta da un gruppo di artisti che, attraverso le proprie opere, hanno espresso quella tensione al futuro perennemente in bilico fra un passato conosciuto (e disconosciuto) e un domani tanto incerto quanto agognato, sinonimo di “libertà”. È forse l’opera di Leonardo Salgado quella che riesce a raccontare meglio questo stato d’incertezza, quello di «un’isola colorata e vitale, esposta ai venti metereologici così come a quelli della Storia», spiega Gambari nel testo che accompagna la mostra: un ventilatore da tavolo acceso che muove una girandola che ha di fronte, «una girandola che può essere, però, anche un mulino a vento, immagine ambigua come una doppia carta dei tarocchi». Ma Cuba è anche mito e realtà assieme, velocità e lentezza, fermento e immobilismo, un mix di contrasti forti che la rendono un territorio unico al mondo, un luogo (dove luogo e non-luogo dialogano) che emerge dirompente nelle opere dei suoi artisti. Dalle riflessioni sulla Cuba di oggi di Salgado, si passa a quelle sugli archetipi di Ana Mendieta: acqua e terra, nascita e morte, politica e misticismo, uomo e natura. La natura è il soggetto anche delle incantevoli sculture e installazioni di Kcho, legni trovati sulle spiagge e lavorati dal mare che diventano quasi degli oggetti taumaturgici collocandosi nella dimensione dell’utopia, mentre ritorna al tempo naturale Glenda Léon che propone una clessidra quasi completamente immersa nella sabbia, metafora della mancanza di tempo. Il tempo diventa memoria, diventa ricordo nell’opera di Félix Gonzalez-Torres che «trasforma la morte del suo compagno e la sua, imminente, in tende azzurre che diventano pezzi di cielo e in superfici specchianti doppie». Ancora, ricco di pathos è l’uomo in argilla, trafitto da rami (frecce) di Lazaro Navarrete, simbolo della condizione vissuta da Cuba, e disorientanti e struggenti al contempo sono le tele René Francisco o quella di Guilbert Rosales che con la parola welcome offre la porta di accesso ideale alla nuova Cuba. Ancora: c’è l’uomo sospeso, che giace nel ghiaccio di Carlos Martiel, fotografie di architetture di Glauber Ballestrero, sculture in cartone, alias di oggetti veri come pecore, palchi per discorsi, carri-armati di Wilber Aguilera, matrici da cui anima incisioni di uccelli e piante di Osmeivy Ortega. Poi ci sono le immagini, traccia di un gesto, come quello del lancio delle scarpe sui fili della luce nelle strade di L’Havana, opera performativa-installativa di Eduardo Ponjuan, e quelle del video Polaris dei Los Carpinteros (Marco Antonio Castillo Valdes e Dagoberto Rodrìguez Sànchez) dove un uomo trascina ostinatamente grossi bozzoli in cima a una vetta innevata e inospitale. Infine, c’è il cervo antropomorfizzato di José Bedia, una sorta di soldato che impugna un fucile e fa la guardia, ci sono le opere di Alexis Esquivel che «raccontano la storia cubana con un segno colorato e popolare, familiari all’illustrazione e ai murales» e quelle Carlos Quintana realizzate con la tecnica del dripping e uso di materiali inusuali alla pittura tradizionale che rappresentano una vera e propria «eruzione di lava emotiva e semantica» (Gambari). L’isola che sognava i leoni Artwork in Cuba, non è solo una mostra come tante, ma una piccola poesia che apre lo sguardo verso l’arte prodotta a Cuba dagli anni Novanta a oggi, che ora, più che mai, desidera oltrepassare l’oceano, essere vista e anche giudicata. L’arte a Cuba, forse non è stata solo un “sogno”, c’è sempre stata e c’è, e la presenza di questi artisti è la testimonianza più concreta di un altalenante rapporto con le istituzioni, la tradizione e il mondo esterno. (Fa parte del progetto una residenza dell’artista cubano Lazaro Navarrete).

Immagini dall’inaugurazione del 31/10/2015.

Progetto dell’Associazione Culturale Asilo Bianco 

Spazio Museale Palazzo Tornielli Piazza Marconi, 1
28010 Ameno (No) www.museotornielli.it

Dal 31 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016 gio / ven / sab / dom
15.00 – 18.30 ingresso libero

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Tags: Alexis Esquivel Ameno (NO) Ana Mendieta Carlos Martel Carlos Quintana Eduardo Ponjuan Eleonora Battiston Félix Gonzalez- Torres Glauber Ballestrero Glenda León Guibert Rosales José Bedia Kcho Lazaro Navarrete Leonardo Salgado. Los Carpinteros L’isola che sognava i leoni Artwork in Cuba Olga Gambari Osmeivy Ortega René Francisco Spazio Museale di Palazzo Tornielli Wilber Aguilera

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