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Giannetto Bravi. Opere 1966 – 2013

Antonella Breci

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Operazione Vesuvio. Il Vesuvio in valigia. Valigetta n. 44 (numerazione da 1 a infinito), 1973

La curiosa valigetta gialla n.33 di infinite, realizzata per l’Operazione Vesuvio da Gianetto Bravi, entrerà a far parte delle collezioni del museo MAGA* di Gallarate. Sono 30 le opere del fondo Bravi, recentemente donate al museo dalla moglie Laura Bonato, in mostra fino al 5 maggio per rendere omaggio all’artista napoletano d’adozione che ha vissuto gran parte della sua vita nella provincia di Varese.

Il progetto espositivo, curato da Emma Zanella, attraverso una serie di nuclei tematici vuole ricostruire le tappe più significative della sua ampia e complessa attività artistica. Sin dagli anni Sessanta Giannetto Bravi si interessa agli immaginari collettivi e a riflessioni sulla cultura consumistica attraverso l’analisi di linguaggi della quotidianità e della comunicazione di massa oltre che la raccolta e l’accumulo di oggetti simbolici: dalla terra del Vesuvio, alle cartoline artistiche, alle riproduzioni delle più celebri opere d’arte dei musei di tutto il mondo.

La mostra si apre con la ricerca pittorica e le opere astratto-geometriche di Giannetto Bravi realizzate per la sua prima personale curata da Achille Bonito Oliva nel 1967 alla Galleria Fiamma Vigo di Roma.

Il percorso espositivo prosegue con la collaborazione e il dialogo dell’artista con Pierre Restany. È il 1972 e Napoli sta per affrontare l’ennesima speculazione edilizia. I territori ai piedi del Vesuvio corrono il rischio di essere scempiati dalle edificazioni selvagge. L’idea del critico francese fu quella di trasformare le falde del vulcano partenopeo in un parco culturale internazionale aprendo una call per progetti a cui risposero artisti italiani e internazionali come lo stesso Bravi, Enzo Mari, Gianni Bertini ma anche Christo, Dennis Oppennheim e George Brecht. La proposta di Giannetto Bravi consisteva nell’invaligiamento metaforico del cono vulcanico per preservarlo dallo sfruttamento urbano.

La seconda fase del progetto prevedeva l’invio di una serie di cartoline postali con indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare un pezzo di Vesuvio da riportare in situ in tempi migliori. Di lì la produzione di una serie di valigette, numerate da 1 a infinito, in cartone pressato e serigrafato che Bravi utilizzò all’epoca.

Gli amici Ugo e Bruno, a quota 800m circa, mi aiutano a prelevare materiale vesuviano, 1972

Dall’Operazione Vesuvio, Giannetto Bravi inizia a riflettere sugli immaginari e gli stereotipi dei luoghi utilizzando cartoline e immagini ripetute che, quasi fossero elementi modulari, costituiscono una vera e propria struttura architettonica dell’immagine stessa.

Da qui scaturisce la sua più recente ricerca incentrata sull’immaginario museale e la Quadreria d’arte, un lavoro dedicato alla riproduzione in cartoline di celebri opere della storia dell’arte, che chiude la mostra.

Paesaggio ripetuto n.3, 1975

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