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Lumen RAY, Jerome Zodo Contemporary, Milano

La galleria Jerome Zodo Contemporary presenta presso lo spazio di via Lambro 7 a Milano Lumen Ray, progetto curatoriale che vede per la prima volta insieme: James Clar, Matteo Fato, Raul Gabriel, Lori Hersberger, Guillaume Leingre, Alistair McClymont, Yari Miele, Tony Oursler, Ivano Sossella, Morgane Tschiember e United Visual Artists. Il percorso è un cammino attraverso la luce, naturale, autentica, riflessa, metaforica o reale – lume della ragione, risveglio di coscienze. Lumen Ray è un racconto atemporale e libero, sovversivo e mutante, un confronto tra scienza e coscienza, ove le varie considerazioni artistiche che lo esprimono generano multiformi rapporti di luce/spazio, luce/oggetto, luce/materia.

L’andamento assimila diverse letture: dall’universale di Alistair McClymont nella descrizione “astronomica” di Eclipse (2012), una sequenza bianco/nero del reale rapporto di luce tra sole-terra-luna e ancora luce-tempo di Unix Time, come alternativa al calendario gregoriano in versione i-pad fino al divertissement di riflessioni “riflettenti” in cui l’energia a volte “trattenuta” viene in seguito “rilasciata” dalle fluorescenze di Yari Miele ed accostata alla pittura istantanea di Matteo Fato. Dal materiale all’immateriale, il raggio filtra con movimento elegante attraverso le aperture virtuali di Grey Area (2013) del collettivo inglese United Visual Artists per poi ampliarsi in spettro di cielo e solidificarsi nel Light (2013) di Raul Gabriel invadendo con il proprio peso lo spazio espositivo, sino all’autonegazione che infine lo cancellerà con un semplice gesto di alchemica pittura nei makeitpossible (2013) di Ivano Sossella. Dal bidimensionale al tridimensionale, una goccia di luce solidifica nelle Bubbles (2012) di Morgane Tschiember, mentre le porzioni neon di Lori Hersberger divengono effetti esplosivi attraverso l’ironia della Bomb di Tony Oursler. Tra tocchi fluo gli sguardi seguono curiosi la scena offuscarsi durante la performance Why Be Blue (2012) dell’artista francese Guillaume Leingre che imprime il proprio segno come in una camera oscura, lasciando nella penombra il messaggio di duplice riflesso nel The End (2012) dell’americano James Clar.

Fino al 30 marzo 2013

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