È prolungata la mostra di Michele Cossyro presso la Galleria Contact, in via Urbana 110 a Roma, fino al 28 febbraio. Una esposizione degli ultimi lavori dell’artista, di un artista che ha alle spalle più di 40 anni di esperienza e importanti mostre come la Biennale di Venezia e le Qudriennali di Roma. Ultime opere non vuol dire però ultime ricerche. Se le opere sono ultime, nel senso che sono state prodotte appositamente per questa mostra, le ricerche invece pongono le proprie radici almeno negli anni Ottanta del secolo scorso. Fisarmoniche, Buchi neri, Pieghe cosmiche: tutti i lavori presentati nell’esposizione si sedimentano nelle Frantumazioni e in una ricerca che l’artista porta avanti da molto tempo.
Il tema è, come si evince dal titolo, i “mondi possibili”: tema da sempre caldo per l’arte ma che Cossyro rivede in chiave di interpretazione scientifica. O, meglio, di stimolo nei confronti di ciò che la scienza oggi ci può dare: per sviluppare il nostro immaginario e per ancorare il nostro presente all’universo. Un modo, in un certo senso, di riconquistare lo spazio dell’universo come stimolo per l’immaginazione. Pensiamo al ruolo che il concetto di buco nero ha assunto negli ultimi anni per la nostra consapevolezze del mondo.
Per questo scrivo sul catalogo, che a breve presenteremo, date le origini pantesce dell’artista, che «come l’isola di Pessoa e dei grandi poeti il “buco nero” si configura come uno spazio immaginario. Un’isola nello spazio più profondo, una circolarità immersa nel mare dell’universo. Dall’isola al buco, passando per il mondo e la terra, il passo è breve. L’arte di Cossyro, come tutta l’arte dovrebbe fare, propone una visione, una interpretazione del fenomeno, critica e mette in crisi le certezze. Buchi neri che mettono in crisi il modo in cui noi li rappresentiamo. Buchi neri “mistici” o “polifemi”, circolari e semicircolari, spaccati a metà, blu, bianchi o verdi. Opere che aprono delle possibilità a chi le guarda. In questo modo, Cossyro ci mostra, ci fa vedere, ciò che l’arte dovrebbe sapere da sempre e che la fisica sta da poco scoprendo».
E così, come il buco nero, questa mostra ci fa viaggiare in uno ambiente creato dall’artista che ci permette di ripercorrere i momenti più salienti della produzione espressiva del maestro, da sempre permeabile al mondo della ricerca scientifica, dal quale trae ispirazione e proiezione immaginativa. Si passerà così dalle tessere in vetro e ardesia dei Buchi Neri, sapienti mosaici che restituiscono lievità agli oggetti più densi del nostro universo, alle ceramiche Pieghe Cosmiche e Materia Oscura, per giungere poi alle Fisarmoniche, nelle quali parti dipinte e parti specchianti si alternano raffigurando zoo-particelle, bio-particelle e costellazioni, in un gioco di dualità che è immediato richiamo all’infinito.