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Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia

Tristana Chinni

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Panorama

Luigi Ghirri

Riprende quel dialogo iniziato 35 anni fa durante la manifestazione ospitata alla GAM ed organizzata da Tomàs Maldonado, dal titolo Paesaggio immagine e realtà, l’esposizione in corso presso la Fondazione del Monte di Bologna. La mostra  Panorama. Approdi e derive  del paesaggio in Italia, curata da Claudio Musso rilancia il tema del paesaggio in connessione con la cultura, l’ecologia e la  politica.

40  lavori  declinati nelle varie forme artistiche di scultura, fotografia, video, installazione ad opera di artisti cardine del XX secolo (Schifano, Sant’Elia, Ghirri, Superstudio) ed artisti nati tra il ‘60 e l’80  (Andrea Chiesi, Valentina d’Amaro, Francesco Pedrini, Davide Tranchina, Daniel Gonzàlez, Andreco, Andrea De Stefani, Margherita Moscardini, Riccardo Benassi, Mauro, Ceolin, Laura Pugno, David Casini, Luca Coclite, Martino Genchi, Marco Strappato, Giovanni Oberti, Filippo Minelli), riflettono su di un  soggetto ampliamente  indagato nella storia dell’arte, riesaminato in questo caso, anche  e soprattutto in correlazione  ai rivolgimenti sociali, economici e globali. Una selezione in cui il paesaggio ha perso le sue connotazioni mimetiche, convenzionali e ci viene restituito dagli autori come territorio  alterato dall’uomo, solcato dalla storia e condizionato da tv, cinema, media e videogame.

Accanto agli “approdi”, ovvero agli esiti degli storicizzati Schifano (presente con Pianura uno pianura due, facente parte di quei paesaggi anemici degli anni ’70 e ritraente una veduta padana al di là di un finestrino di un veicolo), ai disegni su carta del futurista Sant’Elia , alle fotografie sospese e metafisiche di Ghirri  ed alle litografie di progetti utopici di città dagli aspetti fantascientifici del Superstudio, in mostra le visioni, ovvero le “derive” di una generazione a noi più prossima. Sulle pareti della Fondazione “sfilano”i luoghi dismessi, attraversati un tempo dall’uomo, congelati in un sempre presente -nuovi spazi di riscrittura della storia di indiscusso fascino- di  Andrea Chiesi  o gli oli tratti dalla serie La casa (nati proprio da un video girato davanti all’abitazione dell’artista), le vedute celesti immortalate durante l’attraversamento della Via Emilia di Davide Tranchina in cui emergono arredi urbani nobilitati (è il caso della serie Strada stellare), le installazioni e video di Andreco dove la natura torna ad essere oggetto privilegiato in cui si concentra l’attenzione dell’artista per una sua urgente salvaguardia (in mostra il video Parade for the Landscape che riprende la celebre performance del 2014 avvenuta nel Golfo di Leuca e che tratta il tema del confine in senso ampio e 4 disegni su carta). Laura Pugno ci propone un paesaggio in cui un intervento di cancellatura con il poliuretano diventa semantico, mentre la Moscardini– artista ed antropologa- ci regala un lavoro squisitamente concettuale che riflette su paesaggio, storia ed architettura e le loro inevitabili interazioni. David Casini installa uno dei suoi microcosmi sospesi in cui imprigiona nature morte sui generis dalle pavimentazioni bonsai di alcuni famosi musei che riprendono luoghi ordinari su cui pendono oggetti misteriosi in resina,  Francesco Pedrini con Tornado mostra una natura impetuosa e fuori controllo, la D’Amaro ci propone paesaggi verdi della serie Viridis -green all’ennesima potenza -ma alteratamente artificiali. Mauro Coelin espone dipinti di vedute digitali (alcune al limite del kitsch), Stoppato insieme ad Oberti noci di cocco realiste spruzzate di nero antracite in un binomio che chiama in causa natura ed artificio (del primo inoltre, sulla parete trovano posto 32disegni incorniciati che corrispondono ai 32 giorni trascorsi dall’artista a Vilnius in Lituania mentre sognava fughe d’evasione in paesaggi esotici), Andrea De Stefani rimaneggia objet trouvé ed in Rino’s flowerbed li adagia verniciati  su di una bizzarra aiuola ovvero su di un tappeto composto d’asfalto. Riccardo Benassi nelle sue stampe fotografiche immortala paesaggi ordinari che risultano visioni rassicuranti di realtà (proprio come quando percorrendo l’autostrada  tutto scorre in un suo apparente equilibrio) e li correda di frasi che vagano libere sul foglio e seguono anch’esse un movimento “a scorrere”, Daniel Gonzales presenta un campo da calcio gonfiabile  ed imballaggio con strizzatina d’occhio alle architetture effimere barocche,  Luca Coclite mostra palme che nascondono antenne- forme ibride da lui chiamate Superflora, allertandoci sull’ambiguità della natura stessa ed espone una scritta sul soffitto della sala che recita Imaginary Holydays in un lettering sdrucito, o quel che ne rimane, che dà ancora più corpo al contenuto della installazione; Martino Genchi ricrea un paesaggio unendo un elemento caldo ligneo verticale  ad uno freddo metallico orizzontale ed adagiandovi sopra un gesso, quasi fosse una catena montuosa, Filippo Minelli assembla collages pop- concettuali in una sovrapposizione di paesaggi digitali e fisici. Punti d’arrivo, scenari in divenire, naufragati o reduci da naufragi, indagati, agiti, contemplati, post-moderni, post-industriali, in questa panoramica artistica quasi esclusivamente made in Italy.

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna – Via delle Donzelle, 2 – 40126 Bologna
Durata: dal 26 gennaio al 13 aprile 2019
Apertura: dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 19
Ingresso gratuito

La mostra “Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia” si aggiunge alle esposizioni tematiche organizzate dalle Fondazione del Monte, che evidenziano l’attenzione e l’impegno costante verso il contemporaneo in occasione di Arte Fiera. La mostra rientra nell’ambito di ART CITY Segnala 2019.

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