Painting as a Butterfly è il titolo della retrospettiva dedicata a Pier Paolo Calzolari allestita presso il Museo MADRE di Napoli fino al 30 settembre 2019. Il progetto espositivo, a cura di Achille Bonito Oliva e Andrea Viliani, rappresenta la prima mostra di Calzolari in uno spazio pubblico a Napoli dopo più di quarant’anni; l’ultimo appuntamento istituzionale risale, infatti, al 1977, quando il maestro emiliano espose presso Villa Pignatelli. L’operazione, coordinata dalla Fondazione Donnaregina e dalla Fondazione Calzolari, ricostruisce la carriera dell’artista bolognese segnata da varie ricerche che vanno dall’Arte Povera all’Arte Concettuale, dalla Transavanguardia alle sperimentazioni più recenti. Il titolo della mostra, Painting as a Butterfly,prende spunto da alcune affermazioni dello stesso Calzolari dichiarate in una intervista inedita pubblicata sul catalogo della mostra: la pittura è uno “strumento di ascolto”, uno stato di “sospensione” in grado di portare a una sintesi le molteplici articolazioni della sua ricerca, al contempo minimalista e sensuale, concettuale e barocca.
La pittura di Calzolari, quindi, come metafora del volo di una farfalla dove il volteggiare e la combinazione tonale dei colori delle ali dell’insetto sintetizzano il gesto del pittore: a volte lineare e rigoroso, a volte sinuoso e coinvolgente, e a volte vorticoso e ridondante. Ma questa delicatezza “del fare” di Calzolari giunge sicuramente dall’esperienza giovanile nella città di Venezia; periodo di vita che ha particolarmente influito sulla sua prima produzione artistica, in cui è riscontrabile quella padronanza nel saper riprodurre gli effetti luministici e i riflessi della luce sulle superfici grazie all’uso di materiali quali il ghiaccio, scelto per dare «rappresentazione diretta del bianco perfetto che può esistere solo in natura», il fuoco, il sale, il piombo, il legno combusto, il neon e il feltro.
Meno note, ma comunque molto interessanti, anche le opere che si muovono sulla relazione tra forma, colore, oggetto e ambiente; una produzione pensata anche come richiamo alle sperimentazioni dei valori plastici novecenteschi che hanno fortemente segnato il percorso di molti artisti contemporanei. Nei dipinti di Calzolari è possibile, infatti, rintracciare il confronto tra elementi e concetti che solo in apparenza appaiono antitetici, ma che invece sono espressione di un linguaggio artistico intriso di materie naturali, rappresentazione pittorica, astrazione, dimensione visuale, performance e del rapporto spazio-tempo che l’artista si diverte e riplasmare e rielaborare.
La mostra prende avvio dal terzo piano del Museo pensato come una vera e propria “camera della pittura”. Qui lo spettatore si trova completamente immerso nella ricerca pittorica dell’artista con opere della fine degli anni Sessanta (Prolegomeni per una definizione dell’atteggiamento, 1965, Quadro per Ginestra, 1966) che omaggiano il New Dada e la Pop Art americana. Il percorso prosegue con opere degli anni ’70 con gamme cromatiche prime simboliche e poi sempre più impressionistiche (Senza titolo, 1965, Lago del cuore [Lanciforme], 1968, Finestra, 1978) giungendo al lavoro La luna del 1980, in cui un cielo notturno fa da sfondo a un tavolino su cui poggia una caffettiera.
Nella sala centrale del terzo piano troviamo le opere prodotte durante gli anni ’80, periodo storico in cui Calzolari sperimenta la componente più istintiva della sua ricerca, rappresentata da una pittura decisamente più materica e per certi versi vicina alla matrice della Transavanguardia (La Grande Cuisine, 1985-86 e Veste Urbinate, 1986-1999). Al secondo piano, invece, lo spazio è contaminato con le opere Omaggio a Fontana (1988), Hommage (2001), Valori Plastici Ce Donald Duck (2005), «quasi un’ironica ipotesi di pala d’altare che trascende la Pop Art a soggetto fumettistico». La sala si completa con lavori in cui l’artista si riappropria di tecniche pittoriche antiche (la pittura al latte o alla chiara d’uovo) applicate a soggetti e momenti fondanti della sensibilità moderna. Infine, al piano terra protagonista assoluta è l’opera-performance Mangiafuoco (1979), in cui la pittura dialoga con la mutazione e la vitalità della materia.
Di tutto il progetto espositivo si apprezza moltissimo l’allestimento che riesce a porre l’osservatore nella condizione di avere un rapporto privilegiato con le opere esposte: nonostante le grandi dimensioni di alcuni lavori nelle sale del Museo MADRE si respira un forte clima di intimità e riservatezza. Da segnalare anche il tentativo di dialogo tra forme artistiche molto lontane tra loro come l’Arte Povera e la Transavanguardia: due linguaggi artistici e due modi di concepire il processo estetico davvero lontani, ma che pongono Calzolari nella condizione di essere un interessante “artista cerniera”.
Pier Paolo Calzolari – Painting as a Butterfly
Fino al 30 settembre 2019
Museo MADRE – Via Settembrini 79, 80 139 Napoli