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A Roma. Appunti d’infinito tra le ‘pagine’ di Maria Lai

Amalia Di Lanno

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«L’opera d’arte è un mutuo gioco tra visione e pensiero: ciascuno anima e illumina l’altro in un’unica esperienza».

Cosi scriveva Maria Lai, artista straordinaria e presenza di rilievo nel panorama artistico italiano del secondo Novecento, recentemente celebrata nell’ultima Biennale di Venezia e a Documenta 14. A Roma, in questo periodo, imperdibile l’omaggio che lo Studio Stefania Miscetti rende all’artista sarda (scomparsa nel 2013), con una mostra personale dal titolo pagine in corso fino al 31 marzo 2018, quarta esposizione dell’artista nello studio romano a lei storicamente legato. L’esposizione, in collaborazione con l’Archivio Maria Lai, presenta circa quaranta opere tra gli anni Cinquanta e i Duemila provenienti da collezioni private, interventi su tavola e su carta, ceramiche, teli cuciti e i libri. Un percorso che dimostra la variegata attività di ricerca e sperimentazione della Lai, l’utilizzo e la declinazione di differenti materiali (dal filo alla pietra), e modalità espressive (dal disegno alla performance e all’arte relazionale). Nel suo lavoro si legge chiaramente quel senso e forte volontà di legare, intrecciare e cucire una terra, la sua isola, e un mondo intero fatto di trame esistenziali dove quel suo Essere è tessere ne rappresenta forse la poetica essenziale. Tra le ‘pagine’ in mostra intraprendiamo un viaggio infinito dove non ci sono confini, lo spazio e il tempo non sono che universali, la bussola è il senso dell’ascolto di quel silenzio cosi eloquente che ci racconta di storie, poesie, tradizioni e soprattutto umane connessioni. Le opere della Lai ci mettono in relazione, riconciliano l’esistenza donandoci speranza, il messaggio è connettersi cosicché l’arte possa realmente entrare nelle nostre vite regalandoci quel respiro d’infinito. L’arte del mettere in relazione è in questo tessere, cucire, congiungere, legare, un’azione che la Lai esprime in ogni sua opera aprendo quel senso più intimo alla comprensione della radice che è la nostra identità, la memoria di ciò che siamo. Meravigliosi i cinque documentari (Legare collegare di Tonino Casula, Maria Lai. Inventata da un Dio distratto di Marilisa Piga e Nicoletta Nesler, Le fiabe di Maria Lai di Francesco Casu, Ansia d’infinito di Clarita di Giovanni, Maremuro. Appunti per un dialogo realmeraviglioso di Massimiliano Bomba e Gianluca Scarpellino) dedicati alla Lai che completano e arricchiscono la panoramica espositiva, racconti di saggezza, pillole auree di un Artista magistrale che penetra la vita vivendola in ogni sua forma ed espressione. E forse proprio in quei preziosi libri ‘ermetici’ è il mistero più grande dell’arte e della vita, appunti cuciti come note su un pentagramma che de-scrivono un suono che unisce, una musica che ci ri-cuce e che viaggia sottile, universale e infinita.

Maria Lai nasce ad Ulassai, in provincia di Nuoro, nel 1919.
Dopo aver conseguito il diploma magistrale, si trasferisce a Roma per studiare al liceo artistico e dal 1943 al 1945 è allieva di Arturo Martini presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Durante gli anni Cinquanta e Sessanta, anni in cui fondamentale è il legame con la letteratura, in particolare con Salvatore Cambosu e Giuseppe Dessì che la introducono al mondo delle leggende e delle tradizioni popolari, si dedica prevalentemente al disegno a matita e alla pittura di soggetti legati all’universo sardo e inizia a lavorare alle sculture di pane. Questa sperimentazione di materiali e tecniche procede negli anni Settanta e culmina nell’invenzione di telai, geografie e libri, tra cui ricordiamo il Libro scalpo presentato a Venezia nel 1978. Durante gli anni Ottanta, oltre a realizzare le geografie e le cosmogonie più importanti, si dedica a interventi e performances sul territorio sardo, tra cui, oltre alla già citata Legarsi alla montagna, ricordiamo il recupero del lavatoio di Ulassai del 1988, attuato grazie alla collaborazione di Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi. Agli anni Novanta risalgono progetti come Su barca di carta m’imbarco (Atelier sul mare di Messina, 1993), Il tempo dell’arte (Su Logu de s’Iscultura di Tortolì, 1997) e Olio di parole (Museo dell’Olio della Sabina, 1999). Negli anni successivi, oltre a proseguire la sua ricerca con l’uso di ceramica, legno, ferro, cemento e materiali sintetici, si occupa di teatro, scrive saggi sul ruolo dell’artista e sulla lettura delle opere d’arte e collabora con il mondo della scuola. Nel 2004 ha ricevuto la laurea honoris causa in Lettere, conferitale dall’Università degli Studi di Cagliari e nel 2011 ha vinto il Premio Camera dei Deputati. Le sue opere sono state acquisite da collezioni italiane ed estere come i Musei Civici e la Pinacoteca Nazionale Cagliari, il Museo d’Arte Provincia di Nuoro, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e la Quadriennale di Roma, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera, la Pinacoteca di Ancona, la Biblioteca Nazionale di Firenze, il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, il Centre Pompidou di Parigi, la collezione Olnick-Spanu di New York. Muore a Cardedu il 16 aprile del 2013.

Scheda tecnica:
Maria Lai. Pagine
Fino al 31 marzo 2018
Studio Stefania Miscetti
info@studiostefaniamiscetti.com
T. +39 0668805880

 

photogallery a cura di Amalia Di Lanno

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Tags: Maria Lai Studio Stefania Miscetti

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