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Videoarte americana alla Galleria de’ Foscherari di Bologna

Bill Viona - Galleria de' Foscherari nel 2010
Bill Viona – Galleria de’ Foscherari nel 2010

Anthem, Reasons for Knocking at an empty house, Reverse television – portraits of viewers sono le tre opere-video con cui la Galleria de’ Foscherari di Bologna darà avvio, il prossimo 14 aprile, a dei significativi incontri sulla videoarte americana. Promossa e organizzata in collaborazione con la Cineteca di Bologna, la rassegna prevede cinque appuntamenti in galleria: il primo sarà interamente dedicato a Bill Viola, artista che esplora le molteplici possibilità della tecnologia e del linguaggio video, e che al contempo conserva la ieraticità della pittura classica.

Le pose classiche – del ritratto in particolar modo – emergono in Reverse television – portraits of viewers (compilation tape) (1984, 15′), in cui Viola sovverte il rapporto canonico tra pubblico e mezzo, cosicché la televisione diventi uno strumento per catturare gli sguardi. L’opera mostra una serie di quarantaquattro ritratti di individui, seduti in un’ambientazione domestica, che fissano in silenzio una telecamera come fosse lo schermo della televisione. Ne consegue un ribaltamento strutturale di tempo e spazio della trasmissione – televisiva -, che porta alla proiezione di singoli “ritratti in movimento”, di poco meno di un minuto l’uno, e al loro inserimento nel palinsesto di un’emittente locale americana.

In ogni opera – video monocanale o video-installazione – l’artista esplora i molteplici livelli della coscienza umana, traendo spunto dall’arte del passato, dalla filosofia, dalla religione. Tali “studi” convergono in un “Umanesimo-tecnologico”, in cui il ruolo del fruitore e della fruizione è preponderante, come accade in Reasons for Knocking at an empty house (1983, 19’11), in cui Viola invita gli spettatori ad affidarsi al processo dell’opera, quasi in una relazione intima, che culmina con l’ascolto impercettibile del respiro.

Suggerisce un intimo moto dell’anima anche Anthem (1983, 11’30), un lamento post-industriale, che si articola nell’urlo lacerante di una giovane donna. Esteso nel tempo e spostato in frequenza per produrre una scala di note armoniche, l’urlo rappresenta l’angoscia che, attraverso la corporeità, è radicata nella cultura contemporanea; esso è per l’artista la rievocazione di paure profonde e primordiali, del timore della separazione del corpo e dello spirito.

Bill Viola, Anthem, 1983
Bill Viola, Anthem, 1983

 

La rassegna proseguirà, nei mesi di aprile e maggio, con le proiezioni delle opere di numerosi artisti di fama internazionale: il 21 aprile con Vito Acconci (Sounding Boari, 1971; Reception Room, 1973; Eye-control, 1971; Open Book, 1974), il 28 aprile sarà la volta di John Baldessari (Some Word…, 1971; Hste Makes Waste, 1973; Practice Makes Perfect, 1973; Four Minutes of Tryng to Tune…, 1976; Two Colorful Melodies, 1977), di Dara Birnbaum (Mirroring, 1975; Bar(red), 1975; Tecnology transformation, 1978-79; Kojak vang, 1980); il 5 maggio con un tributo a John Cage a firma di Nam June Paik, nella versione rieditata del 1976; con le opere di Joan Jonas (Duet, 1972; Left side Right Side, 1972), Carolee Schneemann (Fresh Blood, 1983), Ira Schneider (A weekend at the Beach with Jean-Luc Godard, 1979); infine il 12 maggio con le proiezioni dei lavori di Steina and Woody Vasulka (1-2-3-4, 1974; Alfons, 1970; Bad, 1979; Calligram, 1970), Lawrence Weiner (Green as well as Blue as Well as Red, 1976); William Wegman (Selected Works 2, 1972).

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