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Intervista a Rocco Guglielmo, Direttore artistico del Museo MARCA di Catanzaro

A pochi giorni dalla vernice di Chiara Dynys: Pane al Mondo al MARCA, rivolgiamo alcune domande a Rocco Guglielmo, nuovo direttore artistico del Museo, che fin da principio si è proposto di riattualizzarne il ruolo, permettendo di pensare a prospettive concrete per la stabilità di un’Istituzione, che sta affermando sempre più la propria presenza nel contesto artistico-culturale italiano.

S.C.: Questa personale di Chiara Dynys sancisce il passaggio di testimone dalla vecchia alla nuova gestione e volge verso una differente direzione, per la quale il Museo non appare più legato all’idea statica del “monumenta et documenta”, ma quale polo centripeto di attrazione delle energie e delle risorse culturali. Verso tale direzione si devono collocare alcuni avvenimenti come SilentArt, serata-evento che ha unito arte e musica, o come la presentazione di volumi (tra cui Bianco-Valente: Il libro delle parole), che ci mostrano il museo quale luogo dinamico, in cui si incarna la vita dell’arte, attraverso i suoi protagonisti, quegli art worker, il cui fare implica una scelta “politica”, radicata nel pubblico. È corretto affermare che nella sua visione, il ruolo del Museo MARCA si propone in mutamento, o per lo meno in divenire, soprattutto in riferimento al contesto “local”?

Rocco Guglielmo: Il ruolo, ma ancora di più il valore, del Museo d’arte contemporanea oggi è totalmente mutato rispetto al passato. Sebbene in Italia nessun polo museale riesca a fare impresa culturale, come invece accade all’Estero, le continue trasformazioni della nostra società ci “impongono” di interfacciare strategicamente – e con onestà intellettuale – cultura ed economia. È necessario far cultura a vari livelli e unire più saperi: il Museo è, anzi deve diventare, luogo di aggregazione, intorno al quale indurre affezione nel pubblico, anche in quello apparentemente più distratto o lontano dall’arte. Il mio obiettivo è quello di trasformare il Marca in luogo d’aggregazione, per far sì che da un primo stato di affezione si possa stimolare lo sviluppo del sistema: dunque formare le giovani “classi” di collezionisti, curatori, artisti o semplicemente amatori.

S.C.: Un obiettivo ambizioso, ma certamente fondamentale, che implicherebbe (implicherà) una ricaduta reale sulla vita culturale della città, sulla sua vitalità ed anche sul prestigio e l’efficacia del Museo. A suo avviso attraverso quale tipo di relazione si esplica il rapporto tra il Museo e la realtà territoriale che abita? Come poter conciliare le tendenze internazionali, (dunque la possibilità di ospitare le opere o le operazioni dei grandi artisti) e quelle locali (ovvero sostenere e promuovere il genius loci)?

R.G.: Tutti i musei pubblici hanno l’obbligo di rivolgersi al territorio, di considerarne necessità, emergenze, di valutarne il tessuto artistico-culturale per non emarginarlo.

Il privato può far scelte personali, il pubblico deve esibire una deontologia professionale che si esplica anche attraverso la vocazione territoriale, intesa non come la negazione dell’internazionalità. Global e Local, per riprender la domanda, devono convivere. A tutela della qualità di ogni evento, deve esserci il lavoro del Comitato Scientifico, che individui la mission del Museo e, conformemente, vagli i singoli progetti da realizzare. Il Comitato appena eletto del Marca, vanta nomi di grande qualità come Domenico Piraina, Michele Bonuomo, Marco Meneguzzo, Piero Mascitti, Armando Vitale, Eugenio Attanasio, Teodolinda Coltellaro; il nostro compito sarà quello di percepire il desiderio di offerta culturale variegata di Catanzaro e restituire una programmazione interessante, soprattutto per chi non ha la possibilità di viaggiare facilmente. A ragione di questo credo sia un dovere creare eventi variegati, che suscitino la curiosità e soddisfino l’interesse di un pubblico ampio, che possano confrontarsi con i maestri dell’arte e al contempo con quanto di valido c’è già in Calabria.

S.C.: Dunque partire dal basso per ri-formare, per-formare non solo il Museo, ma il tessuto sociale e umano che lo circonda. Un simile progetto non può sostanziarsi solo di una programmazione di mostre, ma anche di rassegne ed eventi che nella quotidianità, possano far vivere il luogo, ancora di più di servizi che permettano a varie fasce di utenti di riconoscersi nel MARCA, quale luogo identitario, relazionale, storico, che possa “trattenere”, integrare, fuggendo da consumazioni di superficie e da circolazioni accelerate. L’idea è quella di dar vita ad un Luogo, quale contrapposizione ai nonluoghi della surmodernità teorizzati da Marc Augé.

R.G.: Da marzo 2016 mi propongo una vera e propria riprogrammazione del MARCA, che passi attraverso molteplici tappe. Primo fra tutti la ricollocazione e riqualificazione degli spazi: da un nuovo punto bookshop, che sia anche corner-studio per i giovani, ad un angolo bar efficiente, aperto anche a pranzo. Ma ancor più importante: la costituzione di una collezione permanente all’interno del Museo, che inizia ufficialmente con questa personale di Chiara Dynys visitabile (sino al 9 settembre). Ad oggi tutte le opere di pertinenza del Museo sono esposte al Parco della Biodiversità Mediterranea, o MARCA Open; credo che in futuro sarà necessario intervenire su entrambi gli spazi, ma in modo differente, con progetti mirati, come dare avvio ad una sezione autonoma di sculture di artisti calabresi, che potrebbe intitolarsi “Hub Calabria”, da esporre in un’area del Parco Scultura, l’istituzione della collezione museale vera e propria, cicli di mostre volte a promuovere la giovane arte calabrese (e tra tutti – anticipo – una personale di Giovanni Longo), che potrebbe esser storicizzata da quelli che mi piacerebbe chiamare “I quaderni del Marca”, con una linea editoriale fresca, adatta ai giovani artisti. Ma ancora, mi impegnerò a sostenere eventi periodici che facciano vivere il Museo con costanza, che possano toccare gli interessi più disparati, dalla letteratura alla musica alla cucina, per incitare all’aggregazione, per far sistema tra le arti e tra l’arte e l’impresa locale, per promuovere la cultura tutta.

A questo punto non ci resta che attendere la prossima primavera e nell’attesa continuare a visitare le mostre – come la personale di Aurelio Amendola che si inaugurerà il 12 settembre – e a partecipare ai numerosi eventi in programma.

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