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BODY OUT – Marco Vecchiato

Cecilia Paccagnella

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E se non fosse l’artista a dettare con coscienza e raziocinio lo svilupparsi e il formarsi dell’opera d’arte? Dipingere, scolpire, disegnare…sono gesti, gesti automatici – come sostenevano i surrealisti – o gesti che hanno accesso diretto all’io più profondo ed escono dalle setole dei pennelli, ad esempio, per gettarsi a capofitto sulla superficie e mettersi comodi, finalmente nel luogo al quale appartengono. 

Esistono varie scuole di pensiero, varie etichette, ma la verità è che non si possono riunire diverse personalità sotto un unico nome pretendendo che queste si annullino in favore dell’uno. 

  • Marco Vecchiato, Untitled 4-19, 110X150, mix on canvas, 2019
  • Marco Vecchiato, davuntitled 28-19, 130×150, mix on canvas, 2019.

Io non so cos’è Marco Vecchiato, non so a che corrente è più assimilabile, ma non lo voglio nemmeno sapere, perché la cosa importante, la verità prima, sta nei suoi lavori e se non li capite non importa, perché non devono parlare al cervello, bensì all’anima, e quando riuscirete a perdervi assieme a quelle linee, solo allora saprete. L’arte, in primo luogo, è un dialogo sensoriale e emotivo, poiché trasmette l’interiorità di un individuo e la propria storia personale e visione del mondo. Se guardate attentamente, quelle linee a matita su quello sfondo bianco, ricordano delle figure, delle figure ingobbite, effimere, che fluttuano nella fissità spazio-temporale della tela, e ci voltano le spalle, allontanandosi da noi, talvolta da sole, talvolta in gruppo. Magari prima o poi spariranno del tutto, visto che sono loro che comandano l’atto artistico, che sono loro stesse a suggerire sottovoce a Marco Vecchiato la quantità e la scelta del colore, piuttosto che la loro stessa posizione, in una dinamicità che non si nasconde, ma che rimane attestata dalle cancellature, ma permangono e dichiarano la loro presenza come delle ombre, dei fantasmi.

  • Untitled 41-18, 90X100, mix on canvas, 2018
  • Marco Vecchiato, Untitled 42-18, 106X130, mix on canvas, 2018

Forse, come sottolineato all’interno del catalogo della mostra presso le Scuderie di Palazzo Moroni (PD), questi esseri fluttuanti sono gli scheletri del secolo scorso, il secolo breve, il secolo sanguinante, il secolo del progresso e al contempo del regresso, il secolo di un’umanità che ha fatto tanto e velocemente senza pensare alle conseguenze, il secolo di tanti rimpianti che oggi noi abbiamo tra le mani, come il testimone di una staffetta. Ma siamo stanchi di correre e di trovarci a dover sostenere un peso che noi non abbiamo mai voluto, e intanto vaghiamo in una bolla d’aria ignari di quello che sarà e sentendoci impotenti per cambiare un presente le cui redini sono tenute da coloro che stanno in alto e non ci ascoltano. Sin dall’Ottocento si parla di zeitgeist per definire lo spirito di una determinata epoca, che si riflette, talvolta involontariamente, nel lavoro di un artista, piuttosto che un intellettuale, un filosofo…e forse lo stesso artista padovano qui presentato ha sentito la necessità di far fuoriuscire dalla propria interiorità ciò che lo spirito del nostro tempo gli trasmette. O forse no. Non sono nessuno per affermare che queste parole siano sacrosante verità, perché non sono stata io a realizzare questi corpi, ma parlo solo di ciò che essi mi hanno trasmesso e mi hanno raccontato.

  • Marco Vecchiato, untitled 22-19, 77×85, mix on canvas, 2019

Body Out – Marco Vecchiato

Fino al 25 agosto 2019

Scuderie di Palazzo Moroni

via VIII Febbraio, 8, 35122 Padova

Info: dal martedì alla domenica, 9.30 – 12.30 e 15.00 – 19.00

Tags: Body Out – Marco Vecchiato Padova

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