home Collettiva, Eventi, Recensioni Cazzotto #3: invasioni d’arte nell’acropoli perugina

Cazzotto #3: invasioni d’arte nell’acropoli perugina

di Andrea Baffoni

Prende il nome dallo storico cioccolatino della Perugina: il Cazzotto, l’originario Bacio, suggerendo un colpo fulmineo, un’azione di pacifica guerriglia culturale per scuotere le antiche mura del centro storico. Non è un dolce però, ma l’evento artistico svoltosi nel centro storico di Perugia dal 10 al 12 maggio 2019, giunto alla sua terza edizione.

“Dinamismo di guerre cubisticamente pietrificato”, così Filippo Tommaso Marinetti definiva il capoluogo umbro negli anni Venti, durante una delle sue visite, quando il torpore provinciale veniva scosso dalle azioni futuriste di Gerardo Dottori. Così la storia si ripete, ad opera oggi di un collettivo artistico guidato tenacemente da Simona Frillici e Giassi Piagentini, organizzatori dell’intero evento che, come recita la locandina, è destinato a tutti.

Per tre giorni l’acropoli si è animata di interventi d’arte contemporanea, supportata dalla collaborazione del Comune, che ha messo a disposizione spazi e maestranze. Ma non è l’unica istituzione che ha accolto con favore il progetto, Cazzotto ha infatti prodotto una rassegna video nella Sala Didattica della Galleria Nazionale dell’Umbria e interagito variamente con la Curia Vescovile, l’Accademia delle Belle Arti Pietro Vannucci, la Regione Umbria e due banche dismesse. 

Un evento collettivo pensato e realizzato da artisti, un happening organizzato, spontaneo nella genesi e ben strutturato nello svolgimento. Gli spazi coinvolti sono stati interni ed esterni, in un fitto programma ben dettagliato e mediaticamente diffuso. Dunque non sembra il caso di ripetere qui i dettagli, ma farsi testimoni dell’evento, partendo dalla sensazione di piacevole familiarità instaurata dagli artisti, circa 45, pervenuti da varie parti d’Italia e tutti animati da spirito di vera condivisione. Un sentimento palpabile, vissuto in prima persona da chi avesse voluto stare accanto a loro, come durante il caffè domenicale al bar del sole, dove un gruppo reduce dalle performance della sera prima si confrontava su obiettivi e prospettive future.

Una città invasa nei suoi punti nevralgici, come con l’installazione collettiva “Flags/Bandiere”, presso le ex sedi del Monte dei Paschi di Siena e di Intesa San Paolo di Via Baglioni, realizzata da Mario Consiglio, Mauro Cuppone, Carlo De Meo e Simona Frillici. Un’opera di forte valenza umana, capace di sensibilizzare sulle responsabilità degli istituti bancari e più generalmente sul mondo della finanza.

Le bandiere possono allora assumere l’icona del denaro o di un gioco, richiamato nelle carte del Monopoli, o ritratti a sventolare come semplici panni stesi, qualcosa che può essere svilito, osannato o semplicemente usato, ma comunque fondamentale per le sorti delle società occidentali e per chi, di queste sorti, è responsabile in prima persona. 

Opere che sono andate, talvolta, ad intercettare temi politici, come ad esempio la grande bandiera di Iginio De Luca fissata sul balcone del centralissimo ex-CinemaTurreno, un simbolo potente di riconoscibilità e identificazione, ma che, a causa della traslazione nei toni del grigio, veniva reso ambiguo e ricco di elementi contraddittori.

Iginio De Luca, Tricolore
Cazzotto
Iginio De Luca, Tricolore

Opere installative fisse che hanno fatto da contraltare a quelle performative, quindi dinamiche, ma anche invasive di uno spazio pubblico troppo spesso teatro di eventi dozzinali. L’invasione culturale di Cazzotto vuole infatti sottolineare una presenza artistica importante nella città, che ha visto nel passato realtà significative come Opera, o interventi destinati alla permanenza come le sculture di “Città e arte”, collocate nel 1995.

Particolarmente vivace la centralissima area di Via della Sapienza, dove gli artisti hanno rivitalizzato vecchi ambienti intervenendo secondo la propria sensibilità con opere pittoriche e installative, video e sonorizzazioni, restituendo un sentimento di conoscenza e curiosità in spazi altrimenti dimenticati, ma la cui storia ha nel tempo avuto una sua dignitosa importanza. Suggestivo l’ingresso negli ambienti di un ex ristorante, dove Rita Albertini ha operato in totale sintonia con il luogo immedesimandosi ampiamente con esso.

Così come pure le giovani studentesse dell’Accademia di Belle Arti (Maria Letizia Guastaveglia, Lucia Penza e Isabelle Salari), che hanno trovato modo di presentare progetti site specific.

Maria Letizia Guastaveglia e Lucia Penza, Fatuo.
Video installazione, foto Paolo Tramontana

Meri Tancredi che nelle parti più nascoste ha realizzato un’installazione luminosa e sonora capace di portare il visitatore nel contesto mentale della condivisone.

Cazzotto
Meri Tancredi, Richieste d’aiuto. Audio-video installazione, foto Giulio Fratticioli
Cazzotto
Meri Tancredi, Richieste d’aiuto. Audio-video installazione, foto Paolo Nebbia

Ugualmente affascinante il lavoro di Karpüseeler e Valentina Angeli nel vicino garage, come pure “L’ultimo ‘elefante” di Luigi Puxeddu, un luogo inconsueto, ma che in fondo rappresenta il punto di partenza comune alla maggior parte degli artisti.

Poco più avanti invece si è svolta l’azione più complessa, ci si riferisce al Collegio della Sapienza, oggi Centro Formativo “Sapienza Vecchia”, convitto Onaosi. Qui, nei tre giorni della manifestazione, si è svolto una sorta di “viaggio guidato” alla scoperta delle opere disseminate all’interno. Lavori di: Myriam Laplante, Daniela de Paulis, Giovanni Albanese, Sara Santarelli, Giancarlino Benedetti Corcos, Hans-Hermann Koopmann, Stefano Bonacci, ma anche progettii selezionati di studenti dell’Accademia di Belle Arti quali  Filippo Moroni, Francesco Rosati, un percorso stimolante dove lo spettatore non era più semplice fruitore ma parte integrante dell’evento. E forse è proprio questo il senso più profondo di Cazzotto: vivere un’esperienza artistica senza barriere, ricordare che l’arte è viva fino a quando vive il presente. Un presente che non disdegna anche i luoghi deputati, del resto, ne sono stati esempio i video presentati alla Galleria Nazionale dell’Umbria come pure l’intervento, sempre video, di Andrea Aquilanti nella cappella di San Gregorio, proprio nell’area del Collegio della Sapienza, in relazione al grande affresco del Giottino. Le quattro canne rosse,  intervento quasi musicale, di Alberto Timossi nel pozzo monumentale; l’iconica lamentazione sulla “Povera opera” d’arte nello splendido Teatro della Sapienza di Pasquale Polidori e ancora la complessa e toccante performance di Colori Proibiti, compagnia teatrale diretta da Stefano Napoli. Importante la ferma e determinata azione performativa di Angelo Pretolani, tutta concentrata nella pochezza dei suoi gesti e di qualche foglia d’alloro, un memorabile sottrarsi: “Pronto a Niente”. Col tono pacato e suadente dell’audio favola, proposta da Mauro Folci, si è tristemente confermato che il coniglio curioso finisce mangiato dal ben più scaltro avvocato. Gli artisti§innocenti hanno fatto cimentare i presenti in un rito di partecipazione, levando in alto ciascuno del pubblico un dado da gioco. Nuovi incontri forse? La partita, qui o altrove è aperta.

Ma il programma della tre giorni è stato ricchissimo, ben più ampio di questa {pur corposa} panoramica, e sebbene si sia tentati dal desiderio di raccontare tutto, forse ben più importante è il considerare come sia responsabilità dell’artista quella di scuotere le coscienze. Troppo spesso, infatti, si assiste ad una sorta di trinceramento, da parte di chi ha il dono della comunicazione creativa, di adagiarsi in dorate torri d’avorio, le quali sono ben utili a dare al singolo una prestigiosa aura di superiorità, ma perfettamente efficaci ad allontanare tutti gli altri. 

Cazzotto si è immerso invece nella vita quotidiana, crescendo edizione dopo edizione e determinando con questa terza la fine del progetto, perché, nelle intenzioni degli organizzatori, non c’è quella di mettere in piedi l’ennesimo “festival”, ma semplicemente tentare una vera e propria azione diretta, un “uno due” seguito dal terzo colpo che dovrà decidere le sorti dell’incontro. Una scelta da artisti, non certo da imprenditori dello spettacolo per cui la cultura è un mezzo come un altro per fare soldi. Certo, auspichiamo un quarto Cazzotto, ma è pur vero che le grandi esperienze artistiche della storia sono quelle che hanno saputo lasciare un segno nel più breve tempo possibile. Così, per ora, la città si è accontentata di assistere a questa ventata di vitalità, svegliata dal torpore generale e stimolata ad inventarsi altro perché la freschezza del pensiero non debba mai perdersi nelle paludi stantie della ripetitività e infine sprofondare nell’atavica stanchezza della quotidianità.

HANNO PRESO PARTE A CAZZOTTO:

Giovanni Albanese, Rita Albertini, Valentina Angeli, Andrea Aquilanti, artisti§innocenti, Simone Bertugno, Stefano Bonacci, Francesco Capponi, Mario Consiglio, Giancarlino Benedetti Corcos, Mauro Cuppone, Iginio De Luca, Carlo De Meo, Daniela de Paulis, Mauro Folci, Simona Frillici, Karpuseeler, Hans-Hermann Koopmann, Carl Greenoble, Myriam Laplante, Sandro Mele, Pasquale Polidori, Angelo Pretolani, Luigi Puxeddu, Sara Santarelli, Giuseppe Stampone, Meri Tancredi, Alberto Timossi, Compagnia Colori Proibiti: Francesca Borromeo, Andrea Cerioli, H.E.R., Filippo Metz, Raffaella Montani, Simona Palmiero, Luigi Paolo Patano, regia: Stefano Napoli

 Allievi ABA Accademia Belle Arti di Perugia:

Nevena Delic, Maria Letizia Guastaveglia, Lucia Penza, Giulia Piacci, Filippo Moroni, Francesco Rosati, Isabelle Salari, Kita Kristaq

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