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MIA photo fair

Giunge alla sesta edizione, nei moderni spazi The Mall a Milano Porta Nuova, la fiera della fotografia d’arte diretta da Fabio e Lorenza Castelli. Diciamo subito che non si tratta di una distesa senza senso di fotografie mozzafiato, ma di una splendida fiera dove la fotografia incontra l’arte contemporanea. 80 gallerie espongono i lavori di 230 artisti fino a lunedì 2 maggio.
Il successo di questa fiera sta nell’autonomia che i galleristi hanno nelle proposte ma anche nella selezione Proposta MIA, dove 16 artisti presentano il loro lavoro individualmente.
Diversi anche i premi, su tutti il Premio BNL gruppo BNP Paribas che lo scorso anno ha premiato il progetto di Luca Gilli ospitato con Ice Yachts, azienda cantieristica navale, e quest’anno ha premiato Silvia Camporesi [1732] per l’opera Planasia #12 presentata dalla MLB Maria Livia Brunelli Gallery di Ferrara.
Per ovvi motivi di copyright non pubblichiamo le immagini ma il codice da inserire per il catalogo online.
Un’altra sezione interessante è denominata Codice MIA, una forma di portfolio review dove una selezione di artisti ha la possibilità di discutere il proprio lavoro con collezionisti, curatori e art advisor italiani e stranieri. Mauro Fiorese [1824] è stato scelto e verrà premiato con la possibilità di esporre il proprio lavoro nella sezione Proposta MIA 2017.
Le proposte più interessanti arrivano da artisti che si servono del mezzo fotografico piuttosto che dai fotografi (pochi qui fortunatamente) che propongono immagini semplicemente ritoccate ad effetto. Certo, qualche eccezione va fatta, come il lavoro di Stefano Benazzo [1831] che gira il mondo fotografando relitti marini abbandonati nelle coste del pianeta.
Il Ritrovo di Shazar, con il lavoro di Stefania Ricci [1845], va invece in direzione opposta, la fotografia viene proiettata sui disegni dell’artista creando nuove figure e composizioni di particolare effetto.
Una composizione di 20 foto è la proposta di Luigi Presicce [1825] alla galleria Bianconi di Milano. Sempre da Bianconi le opere di Victor Enrich, il fotografo spagnolo che intreccia fotografia, rendering e fotoritocco così da ottenere paesaggi architettonici impossibili.
Katsu Ishida [1736] è un artista giapponese che realizza le sue stampe su una carta speciale che lui stesso produce, attraverso una particolare stampate, anch’essa costruita in proprio.
Di sapore medico scientifico è invece il lavoro di Thierry Radelet [1806] che alla Galleria Maspes di Milano espone le radiografie fatte alle sculture storiche restaurate, svelandone così supporti e trucchi.
Al MIA è possibile ammirare anche fotografie di artisti ormai consacrati ma che riescono ancora a stupire, come Davide Bramante, presente da Aristocratic e Fabbrica Eos, o Liu Bolin [1834] con il suo lavoro dedicato ai lavoratori portuali. Chiara Dynys [1773], che questa volta “inscatola” la natura con immagini 3d, espone da M77 Gallery di Milano.
Nicola Bertellotti [1717], ammirato anche a Setup Bologna, fotografa spazi abbandonati, ma il risultato è tutt’altro che deprimente, un relitto stranamente abbandonato in un palazzo signorile o delle sedie da cinema in una fabbrica dismessa fanno da punto focale degli splendidi pannelli 90×135.
Una donna bionda, scalza e con un vestito rosso è l’unico essere umano fermo e riconoscibile nella moltitudine delle megalopoli mondiali fotografate da Fabiano Parisi [1711], Galleria Glauco Cavaciuti.
Chiudiamo citando altri lavori interessanti come Milan #2 [1745] di Jacob Gils, Spiagge bianche [1787] di Antoine Rose, Aung-San + [1788] di Bruno Timmermans, Vanitas [1843] di Andrea de Carvalho, Vibrazione Baires #2 [1847] di Carlo D’Orta, Il ritorno [1854] di Jacopo Di Cera e i bellissimi dittici di Margherita Lazzati [1792] alla Galleria L’Affiche di Milano.

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Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera