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Mysterious Encounter, la performance in riva al mare di Sepideh Farzam

Dario Orphée La Mendola

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I suoi occhi di un colore antico, delicatamente velati da ciglia nerissime che ricordano intarsi persiani, catturano gli scintillii delle onde del mare siciliano. Siamo così vicini al tramonto che il suo rosa quasi ci carezza.

Sepideh, artista australiana di origini iraniane, per la prima volta in Italia con la sua arte, in un elegante abito, calpesta in spiaggia il suo percorso… metafora di tale esordio. I bagnanti che la incontrano sentono di seguirla. Lei è al principio di questa catena; l’obiettivo: un incontro misterioso.

La sabbia finissima fa da palco; una insenatura di lattea marna, in cui il vento si avvolge su se stesso, diventa una morbida camera per l’epilogo della performance. Ne nasce una danza di mani, di corpi, in compagnia di un inerme scultura costruita da fili per imbastire e da stoffe. La danza segue le onde, segue la marea che lentamente avanza con la luna. E poi, questa atmosfera, scompare, coperta da una roccia. Rimane la solennità del crepuscolo, che rende tutto cieco. E solitario. Momento perfetto per ulteriori incontri misteriosi. A confine tra la realtà e il suo contrario.

“Per me è stato di un incontro reale -sussurra Sepideh, di fronte un tè nero, a performance conclusa-, perché c’è sempre il corpo, che espone la sua presenza. Ho cercato di comunicare con la scultura, e questa comunicazione è stata veritiera: ho incontrato essa dopo un lungo itinerario, imbastendo infine un dialogo con la gestualità. Irreale lo è stato per coloro che hanno assistito. E ciò è un elemento fondamentale dell’arte. La scultura stessa è stata costruita seguendo armonia tra la sua superficie corporea e la roccia della Scala dei Turchi. I suoi bendaggi costituiscono una mappa del dolore da me provato negli ultimi due anni“.

La performance rientra nel programma estivo del progetto White Wall, recentemente inaugurato presso il comune di Realmonte, in provincia di Agrigento, curata da Giuseppe Alletto. Sepideh Farzam, la prima artista a fruire della residenza, e che nel prossimo settembre inaugurerà una personale a Teheran, ha scelto il linguaggio della performance per dar vita a un concetto che il linguaggio stesso ha difficoltà a foggiare.

“Si è trattata della prima performance della carriera di Sepideh Farzam -dichiara il curatore Alletto-. La scelta di ospitarla è stata dettata dalla compresenza di un’altro evento che la riguardava, presso la Fattoria dell’Arte di Lorenzo Reina, a Santo Stefano di Quisquina. In questo contesto sono stati esposti dei dipinti in cui il tema della corporeità è risultato centrale, con una riflessione sulla fisiologia, quale strumento di conoscenza mediato dal corpo della pittura. In White Wall, invece, la riflessione era mediata direttamente dal corpo dell’artista, in un dialogo impossibile con un scultura senza vita. La residenza al White Wall di Realmente è stata unica. Un grande contenitore di sicilianità, meditterraneità e arte che continuamente confluiscono in esperienze che dimostrano quanto sia fondamentale non importare modelli che non ci appartengono, ma affondano le radici nella nostra tradizione culturale“.

Photo: Francesca Lombardo

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Tags: Agrigento Sepideh Farzam White Wall

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