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Ad Maiora a,m,o 2018.

Maria Letizia Paiato

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Sono trascorsi appena quindici giorni dalla chiusura di a,m,o empatico acronimo di arte, Marche, oltre, ovvero l’edizione 0 dell’originale kermesse itinerante, promossa e organizzata da Sponge Arte Contemporanea di Giovanni Gaggia, che ha animato diversi centri della regione Marche: Pergola, Fano, Senigallia, Pesaro e Cagli nell’alternarsi di mostre, performance, presentazioni di libri e incontri tematici con professionisti del settore, fra artisti, galleristi, critici, curatori, giornalisti e operatori culturali. Una manifestazione che nasce come riflessione dell’abitare un territorio, ma che nei contenuti indirizza lo sguardo ben oltre i propri confini regionali.

Vero cuore della manifestazione è stato il campeggio “viaggiante” che ha visto il coinvolgimento di 9 curatori under 35 provenienti da tutta Italia: Roberta Aureli, Maila Buglioni, Valentina Carollo, Carlo Maria Lolli Ghetti, Dario Picariello, Cecilia Serbassi, Valentina Tebala, Saverio Verini e Stefano Volpato, cui per alcune delle giornate si sono uniti al gruppo Miriam Pascale e Daniele Gagliardi studenti delle Accademia di Belle Arti di Urbino e di Bologna. Un nutrito gruppo che dal 14 al 22 luglio ha vissuto un’esperienza unica e singolare nella letteratura delle residenze per artisti in Italia.

Vale la pena a distanza di giorni richiamare l’attenzione sull’iniziativa. Innanzi tutto perché le situazioni non si esauriscono nel loro presente quando pervase da energia positiva, e come in questo caso, l’onda lunga di a,m,o non è una fantasia ma si fa sentire nella contingente e necessaria volontà di nuove e rigenerate riflessioni sullo stato dell’arte emergente e sulla cultura underground. C’è un mondo fatto d’impegno quotidiano e amore per il contemporaneo (da cui si può comprendere il perché dell’acronimo che suona all’indicativo presente), vero, vivo, concreto e autentico che spesso – e ingiustamente – non conquista copertine patinate e che faticosamente e con passione agisce a latere dei grandi centri, crea relazioni e si propone di educare pazientemente la comunità al “bello”, spingendola a interrogarsi sui più diversificati temi sociali e culturali. Non sono state casuali, infatti, le presenze di Umberto Palestini, critico d’arte e Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino chiamato a raccontare problemi e novità circa la formazione artistica in Italia, o quella di Sandro Giorgetti, responsabile Social Media Team Regione Marche per quel che interessa il settore comunicazione nel privato, o ancora, quella di Paolo Marasca, Assessore alla Cultura del Comune di Ancona per l’ambito istituzionale.

Ebbene, io stessa ospite della kermesse, con l’onere e l’onore di raccontare la quarantennale avventura della rivista Segno, testimone dell’evolversi della cultura del contemporaneo nel nostro paese e da sempre impegnata fra critica d’interpretazione e divulgazione, lascio il Bastione Sangallo di Fano dopo aver trascorso 24 ore circa in compagnia dei 9 curatori protagonisti di questa esperienza. Tralasciando la cronaca di quanto accaduto prima e dopo il mio passaggio (già ampiamente descritta da altri colleghi di altre testate), mi preme evidenziare il valore intrinseco di questo “stare insieme” culminato nell’incontro con l’artista Tiziana Cera Rosco. Essa ha usato espressioni molto forti, alle quali rimanere indifferenti è stato difficile se dotati di un minimo di sensibilità umana, e la frase “Ridare peso e dignità alle parole” ha suonato quasi come una sentenza che al contempo mi ha rimbombato nella testa come possibile motto a descrivere il punto nodale dell’intera manifestazione.

Nel gioco dei ruoli che genera e attiva il sistema dell’arte, spesso la parola è utilizzata dai critici, dai curatori, dai giornalisti per adornare il lavoro degli artisti. Al contempo gli artisti talvolta tendono a svalutare la relazione che li lega ai curatori, riducendo questo scambio a un mero preconfezionamento di una strategia comunicativa (che non sempre paga), dimenticando un fatto fondamentale: l’artista ha bisogno di essere letto. La sua opera necessita di essere interpretata, di confrontarsi e di stabilire un rapporto profondo con chi si muove nel terreno della critica e della curatela, chiamato nell’ardua impresa di rendere “prendibile l’immagine” . In sostanza la responsabilità del curatore è, oggi più che mai, quella di porsi nella posizione di assumere una “prospettiva critica” per codificare l’opera, cui l’artista non può sottrarsi. Se da un lato, è innegabile che spesso in quest’ultimo decennio il legame fra artista e curatore, ha finito con l’esaurirsi in un linguaggio sfinito, dall’altro pare emergere, a conclusione di a,m,o, la necessità che questa relazione possa rigenerarsi e rinnovarsi, mettendo davanti a tutto la volontà di conoscersi, di prendersi cura l’uno dell’altro, in sostanza di scegliersi. Tutto ciò non significa affatto disconoscere il mercato e il fatto che l’opera dell’artista debba inserirsi in questo flusso, tantomeno la necessità di conquistare visibilità. La difficoltà è semmai inserirsi in questi meccanismi. In sostanza si tratta di un problema di accesso, un gap che le istituzioni, i luoghi di prima formazione e le associazioni faticosamente riescono a colmare. La sfida dunque emersa da a,m,o, è proprio quella di creare questo anello, ma non in un’ottica di pura facciata, non premiando la sola comunicazione a discapito del contenuto dell’opera. In pratica, se così vogliamo dire, tutto il sistema merita di essere revisionato ripartendo dal curare il pensiero espresso nell’agire artistico (e che interessa anche la parola), scardinando un fare che provocatoriamente premia “l’opera d’arte nell’epoca della sua banalità storica”.

Ad Maiora ad a,m,o 2018.

Per approfondimenti su tutti gli interventi: http://spongeartecontemporanea.net/cs1amo/

Photo: Roberta Aureli, Maila Buglioni, Valentina Carollo, Carlo Maria Lolli Ghetti, Dario Picariello, Cecilia Serbassi, Valentina Tebala, Saverio Verini e Stefano Volpato, mentre montano le tende il 22 luglio, giornata finale di a,m,o, Demanio Marittimo. Km-278 spiaggia di Marzocca di Senigallia (AN).

Massimo Mattioli, Davide Quadrio, Giovanni Gaggia e Milena Becci di Sponge ArteContemporanea e i 9 curatori nel talk finale a lDemanio Marittimo. Km-278

Opera di Rocco Dubbini al Bastione Sangallo di Fano

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Roberta Aureli, Maila Buglioni, Valentina Carollo, Carlo Maria Lolli Ghetti, Dario Picariello, Cecilia Serbassi, Valentina Tebala, Saverio Verini e Stefano Volpato
Tags: amo arte Marche oltre Sponge Arte Contemporanea

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