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Giovanni Anselmo, Lothar Baumgarten e Haim Steinbach da Vistamare

Per chi conosce e padroneggia la storia dell’arte contemporanea ci sono artisti le cui opere sono indimenticabili e fondamentali, perché in una certa misura hanno segnato il passo di un’epoca e tracciato un solco nel sentiero del pensiero; per chi, invece, vi si accosta per la prima volta, anche da semplice curioso, l’effetto può essere straniante, fors’anche poco comprensibile, ma non ci sono esitazioni sul fatto che esse muoveranno un dubbio o solleveranno una piccola domanda. Questa semplice considerazione, certamente valida per diversificati periodi storici ed artisti eterogenei, condensa, nell’idea di “incertezza” e “quesito”, le intenzioni progettuali sottese a quel filone dell’arte che, dal 1965 e per il decennio successivo, si contraddistingue per esperienze d’impronta concettuale. Una corrente i cui risvolti ed effetti, ha indelebilmente condizionato molta arte dei decenni successivi, indirizzata a sollecitare nello spettatore ragionamenti inerenti la forma, il soggetto la struttura dell’opera e il suo processo, ideativo e costruttivo. Ebbene, Vistamare di Benedetta Spalletti, compone un’esposizione di tre grandi maestri: Giovanni Anselmo, Lothar BaumgartenHaim Steinbach; diversi e attratti ciascuno da differenti aspetti del “ridurre” e ognuno impegnato alla ricerca di una pulizia estetica e formale della propria opera, non fredda ed asettica (come per i minimalisti), ma al contrario velata da un’aurea misteriosa, paritetica a quella che attraversa il concetto di esistenza. Artisti che, con le proprie opere, generano dubbi, pongono domande, sollevano problemi inerenti tanto al piano della produzione artistica quanto a quello delle energie: naturali, fisiche, materiche e anche umane.

Haim Steinbach, noto, a  partire dalla fine degli anni Ottanta, per un’interessante riflessione sull’estetica dell’oggetto e in particolare dello shopping, a Vistamare propone due grandi dipinti murali ispirati al Trionfo della Morte di Gabriele D’Annunzio, «da soli, le vele rosse, superbe come se fossero di porpora, spezzarono la luce diffusa e …. una nebbia, leggermente tinto di violetta, accarezzò le coste lontane», le cui cromie, nell’ampliarsi al piano architettonico e spaziale, rappresentano idealmente il luogo dei sensi e delle emozioni. Parallelamente e di converso, Steinbach mostra la standardizzazione dell’idea stessa di colore nelle opere Untitled (Pantone 672C) e Untitled (Pantone 672C) del 2016, due contenitori metallici di produzione industriale.

Giovanni Anselmo, fra i principali esponenti del movimento dell’Arte Povera, sin dagli esordi realizza lavori caratterizzati dalla fisicizzazione di una forza, siano essi la risultante dell’interazione tra materiali eterogenei o della tensione di energie sottese, impalpabili ma allo stesso tempo reali (misurabili), come il peso o la gravità. A Vistamare incontriamo uno storico lavoro del 1984: Senza titolo (working colors on canvas) dove un cavo d’acciaio sorregge e tiene in trazione due blocchi di granito sospesi ad una tela appoggiata al muro. Un’opera che, sintetizza nella tinta della pietra, il concetto stesso di colore in quanto elemento costitutivo alla pittura e apre, al contempo, una riflessione sull’azione artistica e le sue forme. Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più, insieme di pietre collocate a terra, lavoro concepito fra il 2001 e il 2017 è, tuttavia, il lavoro che più esprime il senso della poesia di cui, aldilà delle apparenze, l’opera di Anselmo è intrisa. In fondo, basta salire di un gradino per approssimarsi un poco di più all’idea di un “altrove”, così come immaginarlo nella geometria de Il panorama, fin verso oltremare (1979-2017), rappresentazione fisica e mentale di un “luogo altro”.

Infine, Lothar Baumgarten, artista tedesco, che fu anche allievo di Beuys per un anno, dagli anni ‘70 concentra la propria poetica sullo scorrere del tempo, e su come ciò incida profondamente sulla natura, sulla conoscenza umana, sull’economia e sul potere. Attratto e incline all’antropologia, Baumgarten porta in galleria una serie di fotografie, scattate alla fine degli anni ‘70, nel corso del suo soggiorno in Venezuela a contatto con la comunità indigena degli Yanomami, vera e proprio annotazione di un’esperienza, sentita e partecipata, cui affianca l’istallazione Arché_Ark, (1969-2016) realizzata con rami e piume degli indiani d’America e una serie di scritte a muro, Shapono (1985), dove sono nominate le diverse specie di uccelli dell’America del Sud.

Giovanni Anselmo, Lothar BaumgartenHaim Steinbach insieme, qui a Vistamare, sollevano ciascuno un dubbio, un pensiero, aprono la strada ad una riflessione che passa dal piano più strettamente inerente all’arte, fra pittura e scultura, a quello del fluire della vita, dell’essere presenti in un luogo e parte del tempo che scorre. Le stanze della galleria, al contempo, nel ritmarsi di questi lavori, si mostrano, non banali contenitori ma come un tracciato da seguire che, di volta in volta, impone un fermarsi, un riguardare indietro per poi andare avanti spingendo il pensiero sempre un passo “oltre”.

 

Galleria Vistamare – Pescara

Largo dei Frentani 13, 65127 – Pescara

Fino al 22 settembre 2017

www.vistamare.com

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