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A nomadic life: Francesco Clemente in Cina

Lo Springs Center of Art di Pechino presenta, dal 3 settembre al 31 ottobre 2016, “A Nomade Life: Francesco Clemente in China”. A curare la mostra Huang Du che così descrive le opere esposte:

“I nomadi hanno la capacità di distruggere qualsiasi confine, regole e limite, invitando il linguaggio dell’arte nella loro pratica. La flessibilità e la libertà che Francesco Clemente ha dimostrato nelle sue opere assomigliano “alla mappa in mano ai nomadi”, senza una meta prestabilita, si va alla deriva in un regno incerto.

L’espressione artistica di Clemente si basa su “rigenerare” e le differenze in quello che sarebbe rigenerato annullano l’oppressione di omogeneità, mentre una flessibilità non-lineare rifugge il limite di linearità. Egli ha pienamente adottato la riproduzione di immagini nei suoi dipinti, anche se la ripetizione può essere considerata una forma di appropriazione, tuttavia, Clemente impegna la sua immaginazione al passo oltre la semplice appropriazione. Inoltre, le immagini vengono spostate a generare nuove immagini e significato. L’adozione da parte dell’artista di ripetizione e spostamento aumenta il fantastico, l’enigmatico e la surreale espressione visiva dei suoi dipinti.

Per questa mostra, Clemente ha trascorso un mese a dipingere un grande murale nello spazio espositivo, The Tide of the Ocean of Stories (700 x 2800 cm), in cui titolo è tratto dalla collezione di Somadeva di storie Kathasaritsagara (L’oceano dei flussi di storie). I suoi dipinti sul muro sono sedimenti visivi che incarnano i toni culturali profondi delle due antiche civiltà – India e Cina, e offrono un’esperienza visiva avvincente e intrigante: a cominciare dall’autoritratto volante che scende dall’alto. Il murale è costituito da una donna con la testa sulle nuvole o su un cuscino, che indossa un abito di grandi dimensioni, che ricorda allo spettatore costumi tradizionali cerimoniali afro-brasiliani; un cinghiale a tre gambe che si dirige in due direzioni con due piccoli uccelli appoggiati sull’albero che domina il suo corpo; un pugno che tira su un pallone; un uomo appeso, a corna di cervo, a testa in giù; un fior di loto fuori dalle orbite di un teschio; una coppia abbracciata all’interno della bocca di un cavallo; un naso etc.

Queste immagini sono uniformemente dipinte in ocra marrone-rosso, i suoi frammenti, sinossi, sia indipendente, o non lineare, le loro figure e le forme si prestano alla realizzazione di una storia più grande, ed ogni unità evidenzia una straordinaria allegoria e metafora. L’artista ritrae una narrazione globale con elementi di esseri umani, gli oceani, le piante e gli animali con la sua fantasia e la creatività insolita. Questo lavoro lascia fuori qualsiasi tipo di retorica glamour, piuttosto, mette in evidenza gli elementi di teatralità e lirismo, trasmettendo vividamente le metafore della sofferenza e della gioia, della vita e della morte.”

 

Per la galleria foto si ringrazia Demetrio Paparoni

Francesco Clemente è considerato uno degli artisti più rappresentativi della Transavanguardia. Nato a Napoli, nel 1952, ha vissuto attraverso il disagio sociale, politico, intellettuale e culturale e trasformazioni degli anni 1970, quando i vari scontri intellettuali e dibattiti hanno portato ad una crisi spirituale. Come l’era di innovazione artistica volgeva a termine, la crisi della pratica artistica è diventato un argomento di discussione. Nel 1970, l’Arte Povera, movimento mentito traverso prima che i giovani artisti Transavanguardia. Arte Povera, una branca dell’arte concettuale, ha seguito la logica lineare darwiniana che, dal momento che Marcel Duchamp, ha dominato il discorso corrente principale del 1970. Gli artisti Transavanguardia non solo ha respinto tale modo lineare di pensare, ma anche ricercati trascendenza attraverso la non-lineare, tangenziali, criss-crossing, oltrepassando approcci, o addirittura fece un passo indietro, l’adozione di una strategia di spostamento e la ripetizione. Così, come un membro degli artisti Transavanguardia, le opere di Clemente incarnavano le qualità nomadi di incertezza, l’eterogeneità e la fluidità.

Nella sua gioventù, Clemente ha studiato architettura a Roma, ma ben presto abbandonò gli studi per insegnare a se stesso pittura. Clemente è entrato nel mondo dell’arte con un atteggiamento nomade. La sua padronanza della espressione artistica ha dimostrato fiducia senza sforzo sia per quanto riguarda la materia, di media, lo stile e le modalità di espressione o alla qualità flessibili, liberale e di trasformazione delle sue opere. Si è liberato da confini storici e geografici, e questo spirito nomade è evidente nei viaggi dell’artista, in particolare in Afghanistan nel 1974 con Alighiero Boetti.

Nel 1975 apre uno studio nella città portuale indiana, Madras, dove ha trascorso alcuni mesi di ogni anno per lavorare. L’apertura nella pratica artistica di Francesco Clemente non è stato solo lo scopo di scavare i sedimenti di sviluppo artistico occidentale, ma anche per scoprire le risorse culturali oltre i regni visivi italiani. permettendo l’arte della storia (da Egitto, Grecia, Roma, il Rinascimento, surrealismo, espressionismo e l’arte indiana) per l’integrazione con la metafisica (il cristianesimo, l’alchimia, la teosofia, l’astrologia e la filosofia indiana della coscienza e cinese I Ching o Taoismo), per cui evitando di arrivare a uno stile artistico singolare mentre trascende la monotonia del contesto culturale italiano.



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Data e Ora
03/09/2016 / 18:00 - 22:00

Luogo
Springs Center of Art



Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera